giovedì 12 gennaio 2012
Pagine con stretto dovere di "replica". Sabato per esempio ("Il Fatto", p. 18) a firma Remo Bassini: "Don Luisito Bianchi che lavorava per gli ultimi". Inizio testuale: «Prete "eretico"…» Replica: brutto che certi cervelli non pesino le parole. Non basta: «La Chiesa istituzione lo ha sopportato con una smorfia di disprezzo». Davvero? Se l'autore il giorno prima avesse letto qui su "Avvenire", "Agorà", l'incipit del ricordo firmato Fulvio Panzeri – «Se n'è andato ieri, nelle braccia del Signore, alla vigilia dell'Epifania… una delle figure più singolari della cultura cristiana degli ultimi cinquant'anni, don Luisito Bianchi, prete e scrittore, che ha sempre avuto a cuore e come centro della propria esperienza il tema della gratuità…» avrebbe scritto altro, o non avrebbe scritto niente. Già: qualcuno, su qualche giornale, o insulta o tace. Ma loro non leggono: scrivono e stanno contenti. Minor peso, ieri, sul "Corsera" (p. 45): Marisa Fumagalli scrive del "Premio Nonino" ad Hans Küng, e chi la legge crede che Küng dal 1979 – a causa del solito "Vaticano"! – non abbia più potuto insegnare teologia. "Replica": Kueng ha continuato a insegnare teologia fino alla pensione e oltre, in mezzo mondo. La Santa Sede ha solo dichiarato che la sua teologia su alcuni punti non era "cattolica". Diritto di chiarezza. Altro, ma speciale, titolo letto ieri: "Se il vescovo cinguetta". Leggi che un vescovo francese «annuncia il Vangelo» dialogando su Internet. Ottimo! Con "replica" esplicativa. Ovviamente il "mestiere" – l'etimologia vera di ministerium – del vescovo va ben oltre, e viene ben prima, di Internet. L'annuncio del Vangelo per un vescovo è vita quotidiana con i suoi preti, con la sua gente, con i vicini e con i lontani. Talora scoprirà che certi si sono "allontanati", e allora la parola diventa cosa di cuore, e la "rete" è quella del "pescatore". Attraverso ma anche oltre i "cinguettii".
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