La fede, un dono ricevuto che non si può tenere per sé
domenica 14 aprile 2019
La fede, come il bene, è diffusiva, passa di cuore in cuore, corre di esistenza in esistenza cambiando l'umanità, dando forma all'anima del mondo. È questo il pensiero che viene scorrendo la storia dei santi martiri dei primi secoli, come quelli celebrati oggi: Tiburzio, Valeriano e Massimo. Tutti e tre morirono per la loro fede, il cui seme fu piantato nel cuore di Valeriano dalla sua sposa, Cecilia (la santa patrona del canto). Dopo essere stato battezzato da Urbano I, l'uomo portò anche il fratello Tiburzio all'adesione al messaggio di Cristo. Inutile dire che la conversione costò ai due fratelli una condanna a morte: vennero affidati alla custodia di un ufficiale, Massimo, che fu però colpito dalla loro testimonianza e divenne cristiano, morendo anch'egli martire pochi giorno dopo Tiburzio e Valeriano, probabilmente nel 229.
Altri santi. San Giovanni di Montemarano, vescovo (XI sec.); sant'Alfonso da Siviglia, religioso (XV sec.).
Letture. Domenica delle Palme. Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56. Ambrosiano. Is 52,13-53,12; Sal 87; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11.
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