sabato 2 dicembre 2017
Cerco, non trovo, ma poi salta su un ritaglio. “La Stampa” (15/11, p. 1 e int.): «Quarant'anni fa i terroristi colpivano la voce della libertà». Maurizio Molinari, direttore, ricorda Carlo Casalegno che il 16 novembre 1977, allora vicedirettore del giornale torinese, fu colpito a morte dalle Br, a Torino. Per caso alcuni giorni prima lo avevo incontrato nella redazione romana. L'allora vaticanista del giornale, il carissimo Lamberto Furno, mi aveva chiesto un'intervista sulla Chiesa a 12 anni dal Concilio e mi portò a salutarlo. Cominciavo a fare il giornalista, e fu allora che incontrai i pionieri del “vaticanismo”, figlio della stagione conciliare e promosso a nuova vita dai servizi di Raniero La Valle su un giornale padre di questo. Con Furno allora colleghi illustri: maestri di mestiere De Santis al “Corriere”, Zizola al “Giorno”, Accattoli e Del Rio a “Repubblica”, Lai ad altri quotidiani. Il Concilio era finito da 12 anni, ma appariva ancora “davanti”: come forse anche oggi, seppure in senso diverso. Era il 1977, anno che ha “covato” tante cose di Stato (tra cui il rapimento e l'uccisione di Moro l'anno seguente), ma anche di Chiesa, per esempio le aperture del Patriarcato di Mosca alla prospettiva ecumenica, e l'ultimo anno di pontificato di Paolo VI. Vaticanista! “Mestiere” (radice comune con ministerium) di recente nascita: fino al Concilio niente o quasi, poi lunga fila di uomini e capacità professionali. A Furno il mio parere sul futuro del Concilio e sull'allora prossimo decennio della Humanae Vitae. Lui dopo l'intervista mi portò da Casalegno, con la sua fama di “laico” a 18 carati: per intenderci alla Cavour, grande dignità e autorevolezza. Parlammo di Stato e Chiesa, religione e politica in Italia e nel mondo, morale cattolica e libertà. Bel ricordo di un dialogo liberamente diverso...
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