martedì 11 luglio 2017

Ci sono voci che non san cantare che il corpo, ci sono voci che scelgono di cantare lo spirito. Aveva iniziato come tutti, Carla Bissi: i Festival di Sanremo, i banali amori estivi messi in musica. Poi ha scelto, appunto. Ed è diventata Alice: punto di riferimento della nostra canzone più colta. Tutti quanti, in fondo, possiamo scegliere di svoltare. Prima della nostra nascita, è passato un tempo così lungo da chiamarlo eternità; dopo di noi passerà un'altra eternità. Ma noi possiamo davvero «tra due eternità prendercela col tempo che va»? Forse è meglio scegliere, di essere e di esserci. Magari pure mettendosi in disparte, magari confidando in parole per molti strane e in disuso per riuscirci. «Ritrovo le mie radici… Il messaggio è nel silenzio, nella sobrietà… Dal vuoto risale la dignità che ha senso, in quest'angolo di terra ritrovo il comportamento, nella libertà». Può diventare anche una patria interiore la terra delle radici. L'importante è che faccia abitare il senso, che ci dia la saldezza per scegliere e dare senso alla vita: liberarsi da necessità dettate dal nulla, ritrovarsi nel Tempo senza tempo dell'essere a stretto contatto con l'anima. Quante suggestioni, in certe canzoni. Ma del resto ci sono canzoni confezionate per l'industria, e ci sono canzoni scritte per l'uomo.

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