domenica 7 marzo 2010
Invece dei bambini abortiti a milioni, molti quotidiani (Corriere della sera, Repubblica, Libero, Stampa, Messaggero, Riformista, Manifesto, mercoledì 3) hanno messo in prima pagina le patate transgeniche: nessuno sembra essersi accorto che a Bruxelles l'Istituto di Politica Familiare aveva presentato il suo annuale rapporto demografico con uno studio su «L'aborto in Europa», di cui ha dato notizia solo Avvenire. Si sa, ai giornali piace raccontare non la normalità delle cose, ma i fatti straordinari. Hanno ritenuto, evidentemente, che 2.863.649 aborti praticati e censiti in un anno in Europa (solo quelli "ufficiali": più di 7.800 al giorno, 327 ogni ora, uno ogni 11 secondi) costituiscano l'ordinarietà della vita nel Vecchio Continente; e che l'aborto, divenuto ormai la principale causa di morte (peggio del cancro e dell'infarto; in dodici giorni più dei decessi per incidenti stradali di un intero anno), sia, insomma, un avvenimento normale e trascurabile. D'altronde nel mondo del femminismo è ormai pacifico che l'aborto volontario costituisce nemmeno più un «trauma» o «una sconfitta», bensì nient'altro che (letteralmente) «un momento» o «un aspetto fisiologico della vita femminile». È questo ciò che fa più paura. Invece di chiedersi che cosa succede quando si uccidono milioni di speranze del futuro, la "grande stampa", il giornalismo di successo, quello che si preoccupa del gossip, cioè del pettegolezzo telefonico degli uomini del potere, si chiede «se l'uomo si fa del male» con le patate ogm o indaga su «il Paese dei figli di papà» (Repubblica, stesso giorno), ma non sui figli di mamma buttati nel lavandino; o se davvero Dell'Utri possiede il capitolo scomparso di "Petrolio" di Pasolini (La Stampa) e censurano le notizie sulla moderna strage degli innocenti: questo " dicevano (mercoledì 3) dodici pagine speciali di Repubblica " è «Tempo di benessere, è l'ora della vacanza-relax». Che se ne senta il bisogno, per non vedere l'assedio di quei piccoli fantasmi che, a milioni, si aggirano per l'Europa?

NE ULTRA CREPIDAM
A proposito di «abusi sessuali» di preti «a danni di bambini e giovani», il celebre teologo Hans Küng fa sua una vecchia leggenda metropolitana: «Abolire la regola del celibato è l'unica soluzione» (La Repubblica, venerdì 5). Küng dovrebbe sapere che la pedofilia non è legata al sacerdozio né può essere scientificamente affermato un legame con il celibato, anche perché ha una frequenza non indifferente nell'ambito della famiglia. Uno studio del 1996 accerta che anche le donne sono responsabili di violenze sessuali contro i bambini (nel 29 per cento delle volte). Casi analoghi si verificano tra ministri di culto di altre religioni negli Usa, che sono sposati. (Cfr, p. es., il documentato articolo di Giovanni Marchesi su La Civiltà Cattolica, giugno 2002. Teologo, ne ultra... crepidam.

CHI È L'UOMO?
«La tecnica, non la fede, sposta le montagne» afferma il filosofo Emanuele Severino in
un'intervista a Europa, quotidiano del Pd (giovedì 4). A parte la fede, io direi, semmai, i terremoti. Ma «Chi è l'uomo»? Risposta: «È un Dio che crede di essere un mendicante, perché è destinato " ecco il senso del destino " alla Gioia infinita, a cui è chiamato indipendentemente dal fatto che abbia agito bene oppure male». Uno pensa, magari, alla salvezza cristiana. No, Severino si è fermato a Eraclito (VI secolo a.C.).
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