venerdì 3 dicembre 2010
Dal Sudafrica, al tempo dei Mondiali, ho commentato senza entusiasmo, anzi con insolito quanto evidente pessimismo, le decisioni assunte dalla Federcalcio per mettere una toppa alla disavventura lippiana: le nomine di Baggio e Sacchi a consulenti tecnici (traduco in termini pratici titoli più ampollosi), il (presunto) blocco degli extracomunitari e la (effettiva) apertura agli oriundi o - dico per cortesia - "nuovi italiani". In breve tempo, i commenti altrui mi rincorrono: e ribadisco che siamo orgogliosi di Baggio, di quel Baggio onorato dai Nobel per la pace alla faccia di chi per anni in Italia ha fatto di tutto per toglierselo di torno (partita amichevole azzurra compresa, perché capisse che con la Nazionale aveva chiuso) ma non ci basta, di questi tempi, il suo simulacro, non possiamo accontentarci di una icona ma sapere, invece, quali progetti ha per il rinnovamento (anzi: cambiamento) del Settore Tecnico; e siamo felici dell'attivismo di Sacchi sul fronte dei giovani ma continuiamo ad essere bombardati da aspiranti campioni raramente italiani e soprattutto internazionali, secondo un infelice andazzo che è perfettamente rappresentato dalla cessione di Balotelli - il migliore dei giovani emergenti - che per fortuna il Milan è pronto a riportare in Italia, naturalmente a un prezzo esagerato; e ci siamo acconciati anche all'accoglienza di "nuovi italiani" in Nazionale ma Prandelli non ha avuto fortuna puntando su un Ledesma che in azzurro è parso un fantasma e in biancazzurro (Lazio) idem. Nel momento più nero del nostro calcio dal punto di vista organizzativo, eccoti lo sciopero dei pedatori contro i quali la Confindustria dei Piedi ha saputo solo organizzare un'offensiva demagogica a base di Calciatori Nababbi opposti ai Poveri Tifosi, questi ultimi in realtà sempre ignorati dai Padroni del Vapore che continuano a offrirgli stadi desolati o tivù a pagamento. Se il Sindacato calciatori avesse annunciato un'agitazione per migliorie economiche, non avrei esitato un attimo ad attaccarlo, come mi è capitato di fare fin alla sua nascita; ma le sue richieste potrebbero essere contenute nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del '48, anche se più semplicemente appartengono ormai alla tradizione di uno sport più civile che ha abolito gli schiavi miliardari e i piedi d'oro per consegnarsi agli atleti, ai campioni spesso ricchi non solo di soldi ma anche di umanità: fermo restando che gli euro milioni li hanno malamente spesi i dirigenti per garantirsi il business televisivo o altri nebulosi affari. Fra questi collocherei l'acquisto del glorioso Bologna da parte di un (appassionato?) affarista sardo: che c'azzecca? - direbbe un noto politico. La morale dei dirigenti che distruggono società secolari e vedono i loro club cacciati dall'Europa per insipienza tecnica non può opporsi credibilmente alle pretese dei calciatori, senza i quali non si giocano partite. A questo punto, solo Sky - padrona e finanziatrice del calcio maggiore - può evitare lo sciopero che produrrebbe danni esclusivamente televisivi. Vedrei volentieri la trattativa affidata a Ilaria D'Amico, il nuovo Sorriso Senza Confini, secondo definizione ciottesca. Il vero ridicolo, di 'sti tempi, è rappresentato dai volti cupi e rabbiosi dei contendenti. A che gioco giochiamo?
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