mercoledì 21 marzo 2012
Luca Ricolfi è così convinto che la crescita dell'economia italiana possa avvenire solo abbassando la pressione fiscale su chi produce ricchezza, da intitolare il suo libro più recente La Repubblica delle tasse. Perché l'Italia non cresce più (Rizzoli, pp. 216, euro 18). Ricolfi, docente di Analisi dei dati all'Università di Torino, non è a corto di argomenti. Secondo l'ultimo rapporto della Banca mondiale, in Italia il peso del fisco sull'utile commerciale delle imprese (il cosiddetto Ttr, Total Tax Rate) è al 68,6%; in Spagna è del 56,5%, in Germania, 48,2; nel Regno Unito, 37,3; in Irlanda, addirittura 26,5. Con tali sperequazioni, scrive Ricolfi, «come si può pensare che le nostre imprese possano competere, non dico con quelle della Cina, dell'India o del Brasile, ma semplicemente con quelle degli altri Paesi avanzati?». Le statistiche indicano che gli 11 Paesi dell'Ocse che sono riusciti a crescere più del 3% hanno le aliquote sulle imprese sotto il 30%, e quelli che sono cresciuti meno hanno aliquote superiori. Attenzione: non si sta parlando della pressione fiscale complessiva, ma del fisco sulle imprese; per esempio, la Norvegia ha una pressione fiscale altissima, ma con aliquote sulle imprese inferiori al 30%, ed è in crescita economica. Certo, diminuire le tasse costringerebbe a rivedere le spese statali, e finora nessun Governo, di qualunque colore politico, si è sentito di intervenire adeguatamente. Il pareggio di bilancio è essenziale, ma se non è accompagnato da misure per la crescita, potremmo finire con il bilancio in pareggio e con l'economia collassata. Le sorprese non sono finite. Nel Sud, nonostante tutti i suoi handicap, il Pil pro capite cresce di quasi mezzo punto in più di quello del Nord. Come mai? Risposta di Ricolfi: l'intensità dell'evasione fiscale nel Mezzogiorno è intorno al 55%, mentre al Nord è del 19%. Il Sud, attraverso l'evasione, si è autoridotto le tasse, secondo un procedimento che il virtuoso Nord non intende (o non può) seguire: ma fino a quando il Nord sarà disposto a sanare le inefficienze e le furbizie del Sud? Certo, il federalismo fiscale sarebbe una via praticabile se lo si volesse introdurre davvero, ma Ricolfi è scettico, soprattutto verso la Lega, pur vessillifera del federalismo. Infatti la Lega stessa, quando era al Governo, ha accettato che il timido federalismo finora approvato fosse applicato a partire dal 2019, quando con ogni evidenza sarà troppo tardi; ed è stata ancora la Lega a opporsi alla riduzione del numero delle Province, per non perdere posizioni di potere locale che attualmente sembra l'unica ambizione leghista. Il libro di Ricolfi è uscito nelle ultime settimane dello scorso anno e dà un quadro sconsolante della politica: il governo Berlusconi è dato al tramonto, pur riconoscendo il positivo della riforma della pubblica amministrazione, delle pensioni, della scuola, e i successi nella lotta alla mafia; l'opposizione di sinistra è considerata senza idee, divisa, senza leader. L'analisi di Ricolfi permane esatta quando enumera i mali di cui soffriamo: eccesso di fiscalità, inefficienza della giustizia civile, sprechi nella pubblica amministrazione, inefficienza dei servizi, costi eccessivi dell'energia, deficit infrastrutturali, corruzione, infiltrazioni della criminalità. E la terapia? Per conoscere l'opinione di Ricolfi sul governo Monti bisognerà attendere il suo prossimo libro. Intanto, non si sente parlare di alleggerimento della pressione fiscale né sulle imprese né sui privati.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI