martedì 19 luglio 2016
Taranto non si arrende. Lo dice anche la natura, che prova a ricostruire il suo habitat. In principio furono i cavallucci marini in mar Piccolo. Li hanno osservati scorrazzare tra rottami di automobili lì dove, per il troppo inquinamento industriale, si è deciso di sospendere la coltivazione di cozze. Lo dicono i delfini Stenella e Grampo, ormai divenuti stanziali in mar Grande. Ed ora anche i capodogli. La Jonian Dolphin Conservation, associazione di ricerca scientifica che studia e tutela la presenza dei cetacei nel golfo di Taranto, qualche giorno fa ha avvistato sette esemplari di Physeter macrocephalus, lunghi fino a 18 metri, i più grandi predatori muniti di denti che ad oggi esistano sulla Terra, a poche miglia dalla città. Tra loro anche una mamma che proteggeva il suo piccolo. L'avvistamento è avvenuto a bordo del catamarano da ricerca, sui cui si trovavano turisti, venuti apposta nel capoluogo ionico per osservare i delfini, ma anche pugliesi curiosi di scoprire il mondo dei cetacei. Nell'occasione i ricercatori hanno raccolto dati, registrato i suoni, catalogato le vocalizzazioni dei capodogli. «Questo è il frutto di anni di ricerca mirata che si avvale della stretta collaborazione scientifica del laboratorio di ecologia marina del Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi Aldo Moro di Bari – spiega Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation – e del Wwf di Policoro. Far conoscere alla gente tanta bellezza è il primo passo per favorire la tutela di questo immenso patrimonio naturalistico».
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