sabato 24 aprile 2010
Una bella giornata di aprile mette in crisi le previsioni del meteo che ci aveva promesso pioggia e vento. La «freccia rossa» ci porta a grande velocità fino a Napoli, poi si prende un trenino locale carico di gente che si ferma a Salerno e infine una macchina che in pochi minuti ci conduce fino all'Università. Un campus inaspettato sorge in mezzo ad un vasto parco verde; piante, fiori e piccoli spazi coperti dove gli studenti nelle giornate di sole trovano panchine e tavoli dove studiare, discorrere con i loro professori o godere di un po' di riposo. Qui si può scegliere e decidere del proprio futuro tra dieci facoltà dove ampie aule, grandi corridoi pieni di luce si rincorrono su piani diversi con una piacevole fantasia architettonica, studiati in modo che nessuno si senta al chiuso tra due mura. Si ha la sensazione che questa nostra Italia del sud entri con la sua luminosità attraverso le vetrate e porti riflessi inaspettati tra le sedie arancio delle sale di ristoro e sulle magliette degli studenti in continuo movimento, accompagnati dal loro giovane chiacchiericcio. Nella facoltà di Scienze Politiche, nel dipartimento di Teoria e Storia delle istituzioni ci aspettano trecento studenti per la presentazione dei tre volumi dal titolo: Alcide De Gasperi, uno statista europeo. Opera voluta dalla fondazione che porta il suo nome e scritta a sei mani dai professori Pier Luigi Ballini, Alfredo Canavero, Franceseo Malgeri, Paolo Pombeni, Giorgio Vecchio con un interessante capitolo del cardinale Giovanni Battista Re dedicato alla spiritualità di De Gasperi. Ho ricevuto una lettera di un giovane di trent'anni che aveva avuto tra le mani il libro che avevo pubblicato anni fa sulla vita di mio padre. Ne leggo una parte a questi ragazzi dove egli dice: «Desidero ringraziarla per aver alleviato la fine di ogni mia giornata di lavoro.. ogni notte, durante la lettura delle sue pagine riuscivo a trovare ossigeno, per la politica partecipata e sofferta proposta dal presidente De Gasperi, ed al contempo percepivo la differenza tra quegli anni e i tempi odierni. La politica vissuta per i concittadini e pensata come rinuncia a sé stessi ed alla propria carriera, partecipata anche senza la necessità numerica della maggioranza, coniugata ad una coscienza cattolica rispettosa del principio di laicità e coerente con la propria esistenza di vita. Mi piacerebbe chiedere al presidente il suo personale pensiero sul termine "democratico"... mi piacerebbe approfondire la tematica della riforma agraria... così come mi piacerebbe uscire in fretta per andare ad ascoltare la voce di suo padre in un comizio». Sono le stesse domande che gli studenti di Salerno rivolgono ai professori che presentano questo nuovo lavoro. I giovani di oggi hanno grande bisogno di sicurezze, di progetti per il loro futuro e sempre di più in un momento come questo dove i grandi ideali sembrano scomparsi o troppo lontani dalle loro possibilità. E qui parlo dell'ideale di una pace sostenuta fortemente per una nostra reale patria europea dove ai programmi seguano decisioni e fatti piuttosto che dichiarazioni comuni, ancora deturpate da egoismi nazionali. Ma diventare una forte entità nel mondo di oggi dove si affacciano sempre più potenti i paesi d'oriente che attraverso i commerci avranno la possibilità, già molto vicina, di distruggere la ricchezza europea ricostruita con tanta fatica dai nostri uomini del dopoguerra. Immettere nei posti della politica i giovani, aprire loro la strada, liberare certe poltrone che ormai risentono di vecchi rancori, riportare un aria nuova nel nostro parlamento dove si sappiano prendere anche decisioni che forse non porteranno un maggior numero di voti ad eventuali elezioni di domani, ma guarderanno solo alle necessità del Paese e meno alla propria carriera. Questo dobbiamo promettere anche ai nostri studenti di Salerno.
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