mercoledì 7 maggio 2014
È una scelta intima e delicata. Anche perché, dando un nome a un figlio, ci scopriamo sempre, rivelando un po' pure cosa vorremmo trasmettere al mondo che sarà suo. Può allora sorprendere la lista dei nomi più gettonati per i bebè che hanno visto la luce l'anno scorso nella città che della luce ha preteso di divenire il simbolo. Nella Parigi delle tante mode effimere di una stagione, i genitori hanno prediletto per i loro bimbi maschi dei nomi ben poco new age. Nell'ordine: Gabriel, dato 381 volte, Adam (330) e Raphael (281). Suona quasi come un trittico pittorico o un'allegoria. Due arcangeli che scortano con il sorriso l'alba della condizione umana. E con 222 occorrenze, anche Paul rincorre il podio.Secondo una sorta di legge statistica nota agli esperti, i nomi dati nella capitale francese si diffonderanno prima o poi anche nel resto del Paese. Chi l'avrebbe mai detto nella Parigi dove il ministro socialista dell'Istruzione, Vincent Peillon, andava in giro sostenendo che «non si potrà mai costruire un Paese di libertà con la religione cattolica»? Nel frattempo, il ministro è stato espulso dal governo. Quei nomi invece resteranno, cresceranno e riempiranno le scuole parigine. Da una parte, allora, una certa idea della “libertà” che qualche potente pretende di definire e quasi imporre. E poi, nel sottobosco profumato della vita e fuori dalle ideologie, le libertà vere. Piccole e intime. Ma che nessuno potrà espellere.
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