martedì 22 marzo 2016
“Maestro” (magister): “magis” dice un “più” di sapienza. Del “maestro” ti puoi fidare. Talora non vale. Capita di recente per Michela Marzano, «scrittrice, filosofa», un po' «antropologa» e psicanalista all'impronta. Da noi deputata, in Francia docente – Parigi, Sorbona – e vuole tornarci: la sua firma da noi ne vale almeno due. Ecco (qui, 5/3) un lupus sulla sicurezza con cui sul “Fatto” (2/3) spiegava come in Francia la maternità surrogata va via liscia: da loro esiste il termine geniteur – questa «la definizione giusta»! – che mette tutti d'accordo e abbraccia tutte le possibilità. Peccato però che sul “Nuovissimo Ghiotti” (Torino, 1972, p. 1767) leggi che geniteur è parola «ironica», quasi offensiva o di uso «zoologico». Irriducibile: la “maestra” insiste e trova spazio sul “Corsera” (17/3, p. 1 e interno) ancora con la trovatina di geniteur, ma con appropriata spiegazione: «Un conto è mettere al mondo un figlio, altro conto diventarne la madre… Un conto è avere un legame genetico con la creatura che nasce, altro accompagnarlo, coccolarlo, consolarlo…». Giusto! E anche bello! Ma vale per la stessa persona, che può fare una cosa e poi non fare l'altra! Non vale ugualmente – almeno ugualmente! – per due persone una delle quali per legge è “venditrice” e l'altra “acquirente” della medesima «creatura». Spiega, la Marzano, forse non del tutto sicura e perciò subito aggiunge qualche goccia di psicanalisi da mercatino. Peccato che il giorno prima (16/3) su “Libero” (p. 1 e interno) il noto psicanalista Claudio Risè, opinioni salde, ma non certo un nostalgico di tempi bui, letto e tradotto in tutto il mondo, segnali che in Francia anche personalità omosessuali e persino associazioni «si sono schierate a favore della famiglia naturale»! La maternità surrogata scuote sempre più le coscienze. Tutte. La “maestra” vuol tornare in Francia: troverà gran dibattito e nuove consapevolezze.
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