giovedì 16 febbraio 2017
Supponente sopravvalutazione: involontariamente ridicola, e se poi vuol far ridere... fa dama. Michele Serra («Venanzio il calzolaio complotta contro il Papa», “Espresso”, 12/2, p. 19) parla di Francesco e delle preoccupazioni che in certi ambienti (che lo accusano persino su manifesti) suscita il suo pontificato (suo, di papa Francesco: la specificazione serve perché il “pontificare” dell'Autore, su varie testate, dura da molti anni di più). Ma la pagina, piena di ridicolizzazioni, non pare capire le realtà di cui parla. Ovvia libertà, ma con i problemi che società e politica italiana soffrono anche in ambienti molto vicini a Serra, cavarsela con la satira su Papa e Chiesa è una “cavatina” stonata e fuori luogo. Mal comune, però. Su “La Lettura” del “Corsera” (12/2, p. 41) Emilia Costantini intervista un'attrice di teatro e cinema che parla della sua Turchia in fermento e che a un certo punto esclama convinta: «Il terrore ci colpisce in nome di una religione. Le religioni sono sempre state motivo di guerra, non conosco guerre fatte da atei». Perbacco: mai guerre fatte da atei! Senza alcun dubbio. L'attrice non ne conosce alcuna, ma la buona Costantini forse ne ha avuto qualche nozione. Possibile che il nome di Pol Pot non sia mai stato pronunciato dalle sue parti? E possibile che la ferocia della dittatura albanese ante 1989 non sia mai giunta a conoscenza dell'attrice? Chi intervista deve riportare le parole dell'intervistato, ma se queste sono ridicole e false ha il dovere di far notare la differenza, salvo il caso in cui il dialogo, come evidente, venga da due supponenze e da doppia sopravvalutazione. Ridicolo assicurato, e raddoppiato. Ho conosciuto un... Costanzo Costantini giornalista – anni 70 – acuto e lieve. Le sue interviste non erano supponenti: non faceva ridere, ma pensare.
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