sabato 20 luglio 2002
Su questa immensa nave dove tutti galleggiamo, in un angolo si soffre, in un altro si uccide, poco più in là si balla. Ma l"equipaggio tiene la rotta, anche se nessuno arriva a destinazione.Così parla con amaro pessimismo uno dei personaggi del romanzo Le ali ai piedi (Mondadori) che la scrittrice Laura Bosio mi ha inviato appena edito. Il libro, che è un finissimo viaggio dentro la vita per approdare alla morte, condotto da due donne, contiene una piccola folla di persone, eventi, luoghi ove si celebra la liturgia dell"esistenza  con le sue glorie e le sue  miserie, i suoi amori e le sue crudeltà. Il percorso avanza, pur ripetendosi, ma " secondo la visione di quel personaggio " non conosce una meta, cioè l"approdo in un porto sereno sulla cui riva si stenda una bella città.Abbiamo voluto evocare quest"immagine della navigazione per raffigurare la vita perché essa ben esprime le sensazioni di molti che lasciano fluire i loro giorni nella consapevolezza che essi non hanno uno sbocco da attendere, una destinazione significativa.  È proprio l"antitesi della visione della Bibbia che ha come ultima pagina l"affresco di una Gerusalemme nuova ove si placa la nostra ansia, ove si cancella la desolazione, ove Dio incontra la sua creatura attirandola a sé nell"eternità della sua luce.Ciò che manca a molti, mentre sono sulla nave della vita, è proprio questa speranza: avere una meta, un senso, una destinazione che dia un significato al lungo navigare e che non sia un naufragio nel nulla.
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