mercoledì 28 marzo 2012
Il Papa è a Cuba, e "Repubblica" ieri cambia tono. Dopo le follie del Flores d'Arcais – per il quale a Cuba solo «i ricchi» aspettavano Benedetto XVI – la realtà si impone in due pagine di Ansaldo e Ciai (14 e 15). Realismo accettabile anche su "Corsera"(pp. 1 e 16) e "Stampa" (pp. 29 e 21) degli inviati Vecchi, Galeazzi e Mastrolilli. Stessa "Stampa", da Roma, Francesca Schianchi intervista Luciana Castellina, realista anch'essa: «Chiunque dirige un Paese al 90% cattolico è naturale abbia cose da dirsi con il Papa». Dedicato al Perrelli de "L'Espresso" – visto ieri – per cui i cattolici a Cuba sono solo il 30%! Castellina si dice anche «stupita che il Papa abbia detto che il marxismo è morto». E la giornalista precisa: «Ha detto che non funziona e bisogna trovare nuovi modelli». E già: talora le precisazioni servirebbero. Per esempio sabato scorso ("Unità", p. 3) così la vignetta di Staino: «Per il Papa il marxismo è superato… Ecco un altro che confonde Marx con Diliberto»! Non fa ridere, e un po' fa pena: credendo di essere umoristi talora si confessano i propri fallimenti, anche quelli mai riconosciuti. Si tira avanti? Sì, per registrare il peggio del peggio. Sul "Fatto", a parte (p. 22: "Le preghiere del Papa a Cuba") un pezzo di Maurizio Chierici con tanti errori di trasmissione che ne fanno un miscuglio illogico, c'è (p. 12) un piccolo riquadro in cui Pino Corrias parlando di "denaro" allinea le accuse più velenose, le falsità più rancorose, più incredibili e offensive, sprezzanti sia verso il Papa che verso gli stessi "poveri" che crede o finge di difendere, con toni che a Malpelo rievocano dolorosamente un tristissimo passo del Vangelo in cui parlava uno cui «non importava niente dei poveri, ma teneva la borsa»! Dispiace.
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