venerdì 7 febbraio 2014
La scalata della vita per dire «basta» al quotidiano massacro di giovani in Siria. Con l'obiettivo di portare l'attenzione dei media internazionali sulle drammatiche condizioni di tanti adolescenti nel Paese mediorientale, un ragazzo e una ragazza palestinesi hanno scalato la vetta del Kilimangiaro (5.895 metri), la montagna più alta del continente africano. Yasmeen Al Najjar (17 anni) e Mutasem Abu Karsh (16 anni), entrambi con un arto amputato a causa del conflitto israelo-palestinese (lui è stato investito da una camionetta, lei è stata colpita dall'esplosione di un proiettile di artiglieria), sono riusciti nell'impresa grazie all'aiuto di una squadra di dodici alpinisti esperti, tra cui la palestinese Suzanne Al Houby, la prima donna araba a scalare l'Everest. L'ascensione è valsa loro una speciale onorificenza del presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen. «Non ho mai visto due adolescenti così coraggiosi», ha detto Steve Sosebee, direttore del “Palestinian Children's Relief Found” (Pcrf), organizzazione americano-palestinese che ha patrocinato l'iniziativa denominata “La scalata della speranza”. La campagna ha già raccolto più di centomila dollari e sta coinvolgendo team di chirurghi da tutto il mondo che mettono a disposizione le loro competenze mediche in zone dove manca l'accesso a interventi sanitari di alto livello. Anche un gruppo di chirurghi italiani di Massa Carrara, sarà nei prossimi giorni nella Striscia di Gaza per eseguire alcune operazioni a cuore aperto.
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