sabato 16 novembre 2013
Il Papa giovedì al Quirinale e ieri forse per opposte machiavelliche ragioni niente in prima su "Fatto", "Libero" e "Manifesto", ma sugli altri bene. Ed ecco da ambedue le parti parole e gesti, rispetto e completezza: laicità autentica proclamata, e per qualche aspetto ancora da realizzarsi. A quelli di Chiesa sotto gli occhi di tutti, compiaciuti, stupiti o contrariati, sta pensando Francesco. A quelli di Stato – istituzioni, stampa e altri media – dovranno pensare altri, perché i proclami di rispetto e cordialità non risultino vani, e invece dell'opportuna e doverosa distinzione qualcuno non pretenda unilaterale separazione o addirittura opposizione ideologica. C'è altro? Sì. Stavolta non è successo, come quando Giovanni Paolo II andò in Campidoglio, che un telecronista dicesse serio che forse era «la prima volta di un Papa» in quel palazzo, e ciò proprio mentre il Papa attraversava un grande arco sopra il quale stemma papale e scritta in latino indicavano il Papa che lo aveva voluto e la data di inaugurazione. Giovedì solo un lapsus da entusiasmo. Alla notizia che al Quirinale la Cappella Paolina ha le stesse dimensioni della Sistina in Vaticano, una gentile voce dice che lì, al Quirinale, si sono svolti anche «quattro Concili». Ovviamente si trattava di Conclavi, e per la storia tra essi quello del 1839 raccontato anche da Stendhal: dopo 40 giorni fu eletto per due volte il cardinale Castiglioni, marchigiano. La prima aveva già avuto il minimo quoziente (35 voti), ma volle una nuova votazione e con 47 voti su 48 fu Pio VIII. Gioachino Belli non lo trattò mai bene, ma fu Papa singolare, in certo modo attuale. Appena eletto fece ammonire i familiari nelle Marche: «Nessun fasto, nessuna pompa, nessuna elevazione! Nessuno di voi, né della casa, si muova dal suo posto!». Quasi una profezia, vero?
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