martedì 19 novembre 2013
Novembre ieri e oggi. 10 novembre 1960: in visita militare al Celio, e sui giornali l'annuncio del primo cattolico presidente Usa, John Kennedy. Felice sorpresa. Tre anni dopo, 22 novembre pomeriggio: John Whalen, compagno di studi americano, mi raggiunse gridando: «Hanno ucciso il presidente!» In mezzo tante cose, ma Kennedy, per molti resta una memoria forte. Ieri però Sergio Romano ("Corsera", p. 13, «Cosa resta di un mito»): Kennedy? «Eloquente, uomo d'azione. Ma non un grande presidente… mito con culto appannato… un condottiero della Guerra Fredda… (ma) prima o poi saranno maggiori le riserve con cui verrà rivisto e corretto». Sentenza solenne, ma appena più sotto trovi l'annuncio di un "Libro del Corriere" proprio con i suoi «Quattro anni di storia»: pare una smentita. Vai avanti, e a p. 33 ancora Sergio Romano: «Il Papa e gli italiani. Un Re da "ancien régime"». Lui, «senza voler venir meno al rispetto» scrive, di Francesco, che tra «attivismo» e «parole… il tutto risulta stucchevole… forse dovuto… alla piaggeria dei più». Insomma, una cosa tutta italiana per «ingenuità» popolare e «un vero culto della personalità» che «il Pontefice dovrebbe temere…». Leggi, ma pensi che un vero "rispetto" guarda ai fatti. «Mito e culto della personalità»? Ma Francesco ha chiesto tante volte meno «viva il Papa e più viva Gesù!». Non basta. Chissà se Romano ha letto ieri, stesso "Corsera" (p. 20) Margherita De Bac sul giovane malato Vinicio abbracciato dal Papa: «Quell'abbraccio. Mi sentivo in Paradiso»? Proprio così: «Paradiso»! Ma Romano è un po' come il Farinata degli Uberti dantesco. Sempre al di sopra di tutti, lui: «… dritto da la cintola in sù…», Canto X? Certo: ma nel caso è l'"Inferno"!
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