mercoledì 18 ottobre 2006
Lupus mortificato e un po' arrabbiato. Titolo forte, ieri su "Liberazione"(p. 7): "La carità? È un peccato mortale"! Davide Varì racconterebbe la storia di "un prete" olandese cui risale l'idea, ottima ed efficace in sé, del "commercio equo e solidale" poi affermatasi nel mondo. Il problema è che del "prete", un'identità ripetuta più volte, non c'è più nulla, salvo una strana frase per cui l'intervistato "ordina messa (sic: è il timbro della sprovvedutezza! Ndr) e stampa materiale per i partigiani nicaraguensi". In premessa si apprende che quello "nel '68 girava per le stanze del seminario con i libri di Marx, Gramsci e Freud sottobraccio". Ometto per decenza il peggio: ripetuta "tre, quattro, cinque volte" una definizione della "carità"" alla Cambronne. Bel servizio! L'intervistato, se legge ed è persona seria, dovrebbe querelare per diffamazione. Più in piccolo, diffamazione lillipuziana, sempre ieri, anche in un pezzullo sulla "Stampa" (p. 31): "Così i luterani aggiornano la Bibbia". Marina Verna, non si capisce se ridendo o tutta seria, racconta i risultati dello sforzo dei "luterani" per tradurre la Bibbia adeguandosi ai tempi moderni. Un paio di esempi? Eccoli. "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" è diventato "Nel nome di Dio, del Padre e della Madre di tutto e della Santa Forza spirituale". Da manicomio! E "Il Signore è il mio pastore" diventa "Adonai mi pascola". Non è una barzelletta. Pare una calunnia, ma forse non lo è, salvo sia inventata. I luterani di tutto il mondo dovrebbero querelare" E la mortificazione diventa arrabbiatura: da evocare Cambronne!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI