domenica 21 aprile 2013
Il suo vestito è pelli di cammello. Scende sull'argine. Un ragazzo gli allunga un cucchiaio. Lui ficca in bocca il miele amaro. Non guarda i suoi. Giovani che han sentito l'energia del suo corpo opporsi alla sventura, ai romani e a re corrotti. In lui qualcosa si oppone alla malora che insidia ogni vivente. Il Giordano non è ancora ingrossato dalle nevi dell'Ermon. «Volete da me un segno?!». Voce che si schianta nell'aria. «Vi battezzo se volete purificarvi. Se avete cuore vipera non venite!». Questo cielo bianco si deve rompere. «Vi considerate salvi perché appartenete al popolo di Dio. Ma Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. La scure è già alla radice degli alberi! E quello che non porta buoni frutti sarà tagliato, via nel fuoco». Alcuni trovano che sia saggio unirsi per una marcia su Gerusalemme. Altri apprezzano la fermezza contro Antipa. Altri per un duro spettacolo. Molti profeti hanno invitato il popolo a convertirsi, ma lui solo lo rovescia con la testa nell'acqua. Un tizio barba bianca grida: «Sei tu il messia?». Giovanni tace, poi: «No, non lo sono». Sta per aggiungere altro. Ma solo più piano: «Io sono: voce di uno che grida nel deserto». È cresciuto nelle Scritture e nel tempio. Poi qualcosa lo ha strappato via, tra i sassi la sabbia il vento.
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