sabato 22 maggio 2004
Stranezze. Che un politico, magari ex Dc, rimbrotti aspro il presidente del Senato Marcello Pera perché alla Pontificia Università Lateranense ha detto che certo "relativismo" moderno indebolisce la nostra cultura e che è giusto che la Chiesa insista sulle radici cristiane della civiltà europea ("Europa", 15/5, p.1) è per lo meno singolare. Ma accade. Strano anche - sempre "Europa" (12/5) - che si attacchi il consigliere Rai Giorgio Rumi perché non si dimette subito dal suo incarico. Qualcuno, abituato ad eseguire sempre gli ordini di partito, pensa ancora che la qualifica di "cattolico", che Rumi porta con onore e coerenza, voglia indicare una parte politica: la sua. Si svegli! Prima di ogni "consiglio" viene la coscienza, e almeno quando si tratta di quella altrui occorre ricordare che non è fisarmonica che si allunga e si accorcia a volontà. Strano poi, ma meno, che "L'Unità", organo dei Ds, non solo dia notizia che lo storico Tranfaglia "aderisce" ad un altro partito, il Pdci di Cossutta e Co., ma che lo faccia in questo modo: "Sempre ieri Tranfaglia riceverà (sic! Ndr) la tessera del partito". Un passato che resta attaccato al punto da diventare futuro" Ultima stranezza: "Il Manifesto" (16/5) scrive che la Chiesa cattolica, mettendo in guardia dai rischi dei cosiddetti matrimoni misti, è incoerente, perché allora è "inutile ripetere in mille incontri che Dio, Jahveh, Allah sono la stessa persona". Dio è certo uno solo, ma chi sostenesse sul serio e coerentemente una tesi simile non sarebbe più nemmeno cristiano. È la prima delle "Dieci Parole", Abc della fede. Anche se al "Manifesto" non lo sanno.
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