giovedì 19 marzo 2015
L'altro ieri (“Manifesto”, p. 1 e 15) per Tonino Perna «il significato politico» del Giubileo può essere «di grande rilievo», e chi «lo collega al 50° del Concilio è fuori strada». Per lui potrà essere un Giubileo «rivoluzionario», ma alla sola condizione che il suo «fine ultimo» sia rispondere «al disastro sociale e ambientale del nostro tempo». Vaticano II, Dio, conversione, perdono, misericordia? Niente! Sono solo «aspetto magico-sacrale, rito sterilizzato, estetica autoreferenziale». E parole e gesti di Francesco, ben diversi? Niente, per Perna! È libertà, ovviamente, ma in pagina pare sfida al senso del ridicolo. Stesso giorno e sorprese opposte. Su “Italia Oggi” Antonino D'Anna (p. 10: «Cosa c'è dietro l'Anno Santo»): «Innanzitutto un collegamento simbolico con la chiusura del Vaticano II». Ha ragione ma la sua analisi riduce tutto allo «Scontro tra conservatori e progressisti». Tutto! Anche questa è libertà, ma col difetto di scambiare un aspetto per l'intero che è ben di più, sia per Giubileo sia per Concilio e Sinodo venturo. Vai oltre, invece, e Domenico Cacopardo (p. 11) fa il profeta: «Dal Giubileo verrà il ko per Roma». Una raccapricciante descrizione di Roma oggi, abbandonata – testuale – «non tanto a se stessa quanto ai “Miserabili” descritti da Victor Hugo nel 1862». Alzi gli occhi, vai alla finestra, giri un po' per le strade e sì, vedi anche tanti problemi, ma pensi che c'erano – anche tu c'eri – anche nel 2000 e nel 1983 (Roma di Giovanni Paolo II), e nel 1975 (quella di Paolo VI), e nel 1950 (quella di Pio XII e della Maria Goretti come indicato esempio)! E pensi a nomi laici che associ ai Giubilei di quegli anni: Pier Paolo Pasolini, Enrico Berlinguer… Difficile “spiantarla” davvero, questa Roma, che ha resistito a tanti eventi, e a tanti Ko annunciati: vero segreto, forse, «di quella Roma onde Cristo è romano»!
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