lunedì 5 luglio 2004
Le radici cristiane fanno paura ai "laici" e vanno cancellate. Secondo l"Unità (domenica 27) è «falso» che «ogni tentativo non cristiano di riconoscere i diritti umani [...] passa attraverso un"appartenenza, una cittadinanza» mentre «soltanto il cristianesimo si riferisce a un prossimo non astratto, l"essere umano concreto» (Federico Stella, Corriere della sera, 22 giugno). Per farlo «in modo perfettamente laico basta scrivere: "I diritti tali sono riconosciuti a ogni singolo essere umano, a prescindere dalle sue possibili appartenenze"». Semplice, no? Peccato che per una tale "laicissima" affermazione, bisogna per forza «passare per il cristianesimo», perché prima di Cristo nessuno lo ha mai scritto. Anche volendo saltare direttamente all"Illuminismo e alla Rivoluzione Francese, ovvero alla "laicità" dello Stato, bisognerebbe pur sempre ricordarsi che l"inventore ne è stato Gesù ("Date a Cesare..."). Chi avrebbe potuto parlare di libertà, uguaglianza e fraternità, senza di Lui? Dunque «sostenere che, per raggiungere questo risultato, occorre passare per il cristianesimo», non è «un errore logico grave e forse anche cattiva demagogia». Come negli alberi, anche gli innesti ibridi hanno bisogno di radici. Spesso, poi, queste riemergono spontaneamente dal terreno. Su questo giornale (mercoledì 30) è stato già fatto notare come il linguaggio laicista dell"Unità trasudi radici cristiane (p. es. martedì 29) anche se usato per tutt"altre finalità: «Miracolo a Milano», «estrema unzione», «unto del Signore», «noli me tangere» ... E sul Manifesto (giovedì 1), due grossi titoli dicevano: «Folgorati sulla via...» e «Il dogma imperiale...». Anche se, come scrive l"Unità, il cristianesimo fosse stato solo «uno dei movimenti religiosi che per primi hanno abbracciato questo precetto morale» (i diritti dell"uomo), è mai possibile dare la primogenitura a chi è nato diciassette secoli dopo?
LA DESTRA STRADALEC"è un giornalista del Manifesto, Alessandro Robecchi, che «scrive pagine stupende» (un lettore, venerdì 2) e che in prima pagina (domenica 27) ha lanciato come uno dei nuovi obiettivi del postcomunismo l"eliminazione dei «gipponi», cioè dei «Suv» (Sport Utility Vehicles, ovvero "fuori-strada"). Poiché «rombano veloci, rumorosi, pesantissimi e pericolosi per le nostre strade», sono certamente di destra (destra stradale). Che spesso si tratti di una stupida moda e di uno status-symbol fin troppo esibito, è certo. Tuttavia il Manifesto aveva già pubblicato decine di inserzioni pubblicitarie di lussuosi motoscafi altrettanto di destra (però marina), senza che nessuno stupendo Robecchi scrivesse una riga di «ideologia», come dice lui. Forse perché erano fabbricati da un impresario comunista, amico del Manifesto.
LE GRINFIE«Salviamo la scuola dalle grinfie della famiglia»: è un titolo della Stampa motivato dal rifiuto di un padre di far leggere alla figlia Il diario di Anna Frank, consigliatole dalla maestra. «Possibile che non esista un modo di proteggere i bambini da simili forme di abuso odioso dell"autorità» paterna? Certo che c"è: basta ripristinare i Balilla, i Pionieri e la Hitlerjugend.
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