venerdì 7 agosto 2009
L'altro ieri su "Repubblica" (p. 38: «Come il Papa curava la sua immagine») Adriano Prosperi racconta uno «studio sui pontefici medievali, "Il potere del papa: corporeità, autorappresentazioni, simboli"», opera di un altro storico. Scrivo, chiarisce Prosperi, per far «scoprire quanto ci sia da imparare della conoscenza delle diverse forme che nei secoli ha preso il potere papale». Infatti c'è tanto da imparare, e lui avverte che il lettore «si imbatterà anche in qualcosa che ha una precisa attinenza con le questioni attuali della società e della politica italiana». Qui il punto, perché l'intero pezzo è in poche righe un volo (cieco) d'uccello su 2000 anni di Papato con al centro " per due terzi! " il solo Bonifacio VIII (1294 - 1303). In pratica 1300 anni precedenti saltati, e 700 successivi sorvolati, per rivelare e denunciare che da secoli «il papato ha rivendicato una speciale sovranità sull'Italia». Siamo al dunque, scritto dall'inizio: «la speciale attinenza con le questioni attuali» di società e politica. Insomma: anche sotto forma di recensione colta il quotidiano pianto greco, tutto nostrano, sul fatto che essendoci da noi il Papa non possiamo essere liberi, moderni, emancipati, progressisti come altri che in casa non hanno questo blocco estraneo che tutto rallenta. Domanda: ma su "Repubblica" mai nessuno che si chieda chi saremmo, noi, se da 2000 anni non ci fosse stato e non ci fosse il Papa? Possibile sia solo una perdita? Ci vorrà un Frank Capra, con film «l'Italia (con Roma) è meravigliosa», per mostrare quanto sarebbe diversa, e in peggio. Forse non basterebbe, ma chissà?
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