giovedì 24 luglio 2014
La natura, si sa, come diceva Eraclito, ama nascondersi. I suoi misteri sono spesso così intricati che l'uomo, pur con la sua intelligenza e la sua ambizione di svelarli, fa fatica ad aprirsi un varco. In alcuni casi, tuttavia, è la natura stessa che si offre non solo alla contemplazione della sua bellezza o della sua complessità, ma anche alla possibilità di accedere alle sue profondità.È quello che sembra accadere con un "laboratorio cosmico" trovato già bell'e pronto dagli astronomi, ovvero l'ammasso stellare NGC 3293 nella costellazione della Carena, che permetterà, pare, agli studiosi di capire meglio come si evolvono le stelle. A scoprirne le caratteristiche sono stati i telescopi dello European Southern Observatory (Eso) sulle Ande cilena.L'ammasso stellare ha "appena" 10 milioni di anni (è quindi giovanissimo, considerando che il nostro Sole ha quattro miliardi e mezzo di anni) e si trova a circa 8.000 anni luce dalla Terra ed è stato osservato per la prima volta nel 1751 dall'astronomo francese Nicolas-Louis de Lacaille. Si tratta di uno degli ammassi più brillanti del cielo australe e si vede a occhio nudo.Gli astronomi ritengono che la maggior parte delle 50 stelle di questo ammasso si siano formate in un unico evento. Anche se hanno tutte la stessa età, non tutte hanno però lo stesso aspetto abbagliante di una stella durante la sua "infanzia". Alcune sembrano più vecchie, dando ora agli astronomi la possibilità di capire come e perché evolvano con ritmi diversi.
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