sabato 9 marzo 2019
Vere "stecche" di stampa: incomprensibili. Ieri sul "Fatto Quotidiano" (p. 13) a firma Silvia Truzzi questo titolo: «I vescovi ai poveri: "parassiti"». Manca, ma è sottinteso, l'esclamativo. Del tutto sballato! Qualcuno non ha letto il testo di cui scrive o volutamente imbroglia i lettori e la realtà. Davvero «i vescovi» italiani insultano «i poveri» bollandoli come «parassiti»? Bastava andare ai testi, già disponibili il giorno prima. Qui su "Avvenire", giornale del quale i «vescovi» sono editori (7/3, p. 7) questo il titolo: «Cei, contrasto alla povertà, ma vigilare su furbizie».
Ecco parole del testo: «il Rdc consolida, integra e ampia provvedimenti esistenti di specifico contrasto alla povertà», e segue la messa in guardia dai «rischi segnalati... tra cui quello di attenuare la spinta a cercare lavoro» e di «aumento di forme "parassitarie" nei confronti dello Stato», e quindi della realtà di tutti, in primo piano i veri poveri...
Un testo, dunque, per i poveri e contro i parassiti, che nella versione del "Fatto" diventerebbero – e questo sì che è un insulto – tutti i poveri! Gioco disonesto di lettura, imperdonabile se non riconosciuto: una stecca! E c'è altro, meno peggio perché non riferito alla vita della gente, ma tale da farti chiedere a che livello siamo giunti, noi giornalisti, per scrivere di cose delle quali o ignoriamo la realtà, o volutamente la deformiamo.
Come esempio da tempo sul mio tavolo ("Libero", 21/2, p. 24) leggi "Intrighi vaticani", ove Alessandro Cantoni rievoca la vicenda di san Celestino V con chiare allusioni alle vicende della rinuncia di papa Benedetto, e con questa presentazione di Celestino: «A guardare bene questo cavernicolo, figlio di modesti contadini, si riconoscono molte somiglianze con il buon Francesco.» Così, dall'alto del suo "buono sguardo" sulla storia il Cantoni? Sì, ma sono in Svizzera. Qui una sola cantonata.
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