martedì 20 maggio 2014
Sabato (Secolo XIX, pp. 1 e 36): «La santa rivoluzione del Gallo», e Foglio (p. 16): «Un signor Papa». Moni Ovadia e Stefano Di Michele ricordano, alla loro maniera, con passione e gratitudine Andrea Gallo e Giovanni Battista Montini, Paolo VI. Leggi e hai qualche obiezione. Su Paolo VI, per esempio, anche da Di Michele solita ripetizione a proposito della sua "tristezza" e "incapacità di sorridere". Certo in quegli anni – lui lo diceva spesso – il mondo non dava molti motivi per sorridere, ma prima della Evangelii Gaudium è stato l'unico Papa a scrivere un intero documento sulla gioia (Gaudete in Domino, 1975). È anche noto che ricevendo la Cei del tempo scherzava sempre, chiedendo «C'è…Cè?», e poi sorrideva all'allora ausiliare di Bologna e futuro patriarca di Venezia, monsignor Cè, tornato al Padre della vita proprio in questi giorni. Pur in una memoria degna e carica di ammirazione difficile liberarsi dai soliti luoghi comuni. Per la memoria di don Gallo invece l'obiezione è che non si insiste mai nel ricordare che è stato essenzialmente un "prete", mai pentito di esserlo, e sempre accolto e riconosciuto come tale da tutti i suoi vescovi, anche quelli da lui più apparentemente lontani. Due preti, un modello unico: Gesù Cristo. Il resto conta davvero poco…
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