venerdì 20 gennaio 2017

Sport Senza Frontiere. Si chiama così l'associazione che abbatte le barriere che impediscono a bambini e adolescenti di accedere ai corsi sportivi (in Italia 1 bambino su 5 non fa sport).
Spesso l'ostacolo è la povertà: Fabrizio, rom romeno di 7 anni, per tutta la sua infanzia ha vissuto nelle baracche di Milano, tra sgomberi e topi. Quando ha iniziato le elementari, è stato inserito nel progetto "Forgood - Sport è benessere" della onlus, che lo ha iscritto a calcio. Nello stesso periodo i suoi genitori hanno trovato lavoro e la sua famiglia, aiutata dalla Comunità di Sant'Egidio, ha potuto accedere a una casa a canone calmierato. «Sono attaccante», dice fiero. Giocare è stata un'occasione di radicamento nel quartiere: lui ha nuovi compagni, la mamma e il papà sono diventati amici dell'allenatore e dei genitori della squadra.
Come Fabrizio sono 334 i bambini che lo scorso anno Sport senza frontiere ha inserito in 24 diverse discipline, dall'arrampicata al rugby, a Roma, Milano, Napoli e a Buenos Aires in collaborazione con il Boca Junior e il Boca Social. L'intervento, accanto al corso sportivo gratuito, offre un percorso di educazione alla salute integrato da controlli e monitoraggio sanitario. «È accertato – spiegano dalla onlus – che le cause di un errato regime alimentare sono da ricercarsi nelle condizioni socio-economiche. Più si è poveri, peggio si mangia».
Oggi al Grattacielo Pirelli si svolgerà una serata per fare il punto sulle attività a Milano (200 screening sanitari, 80 bambini inseriti nelle squadre), a cui parteciperà la "rete solidale" creata da Sport Senza Frontiere.

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