domenica 28 settembre 2008
«La spiritualità non ha bisogno di Dio» (titolo sulla "Stampa", venerdì, p. 45) per Gian Enrico Rusconi con sotto riassunto perentorio: «Noi laici ci riconosciamo nella ragionevolezza».
Si potrebbe replicare "anche noi" a nome di tutti i cattolici, ma la questione va approfondita perché Rusconi inizia non solo rivendicando il fatto che «esiste una spiritualità laica», ma aggiunge che «sulla bocca di parecchi credenti» questa frase «risuona come un benevolo riconoscimento», in fondo poco convinto"È così?
Nel suo piccolo a Malpelo non risulta che da qualche secolo, ma forse dai tempi di San Paolo " Lettera ai Romani " qualche credente autorevole, soprattutto cattolico, abbia rivendicato l'esclusiva di una "spiritualità" contro "la ragionevolezza", iscrivendosi così alla schiera di coloro che Rusconi chiama "i falchi religiosi". Piuttosto dal titolo e dal tono dello scritto di Rusconi appare il contrario, e sembra sua la pretesa che "la" spiritualità, per non essere falsa e imbrogliona, debba negare Dio. Ma forse questo è troppo anche per lui, che alla fine si placa nell'elogio della "coscienza kantiana", e tutti sanno che Kant, come attesta la sua "Ragion Pratica", non era certo ateo. Perciò forse Rusconi non è un "falco antireligioso". Però qualcuno lo è sul serio. Proprio ieri infatti, su "Repubblica" (p. 51, titolo: "Tolleranza") Fernando Savater in sostanza avverte secco che per tutelare «la salute mentale e morale» dell'umanità va vietato «in tutti i campi ogni insegnamento religioso», perché sempre «falso e nocivo». Alla faccia di quel titolo: nostalgia dello stalinismo!
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