giovedì 21 dicembre 2017
Ieri su alcune prime pagine torreggiava “Spelacchio”, l'abete rosso di piazza Venezia dichiarato morto con ironie sul fallimento del voto nella città detta sì, “eterna”, ma per altre ragioni e non per eterni problemi sempre più aggravati. E su “Libero” leggi che “Spelacchio” è costato «48 milioni di euro»! In realtà 48mila! Sempre follia, ma diversa. E in diverse prime pagine c'è anche altro. Vignetta sul “manifesto” quotidiano comunista: stella cometa e lì sotto San Giuseppe e Maria che ha sulle ginocchia Gesù. Natale normale? No, perché il disegno riproduce la “Pietà” di Michelangelo! Natale e Golgota! Un messaggio? Non so se al “Manifesto” se ne siano resi conto, ma c'è. Quel Gesù indicato dalla Stella dei Magi e vegliato da San Giuseppe è anche «l'Uomo dei dolori», il Messia sofferente, quello che «è stato reso peccato» (2Cor. 5, 21) per la salvezza di tutti. Allora Natale e Golgota, Natale e «pietra rovesciata» del Sepolcro, vuoto: un solo Signore, un solo risorto, una sola vittima che pone fine a ogni visione di un Dio che chiede sacrifici umani. Il Bambino e il Crocifisso sono una sola realtà… Maria lo ha saputo e capito fino dall'inizio nell'annuncio della «spada» che Le avrebbe trafitto il cuore (Lc. 2, 35). E lo ha capito anche Teresa di Lisieux, che al Carmelo obbedì alla sorella Agnese, chiamandosi «del Bambino Gesù», ma volle aggiungere «e del Santo Volto», richiamando la passione di Cristo per l'umanità tutta, la sua volontà di immedesimazione, la sua offerta di redenzione senz'altro limite che la Misericordia senza limite. Per questo il Natale è festa universale anche per chi non lo conosce e non lo riconosce, e ridurlo alla sorte di un albero è per lo meno insipienza. Un annuncio universale offerto alla libertà di tutti gli uomini, tutti figli di Dio in quel Bambino poi crocifisso e risorto. Anche sul “manifesto”.
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