martedì 13 febbraio 2018
Domenica anche sul Supplemento del "Sole" spazio (p.27) a Chiesa e dintorni, in particolare due articoli: «Innamorato del Verbo» di Gianfranco Ravasi sull'uscita del IV volume di Scritti di Carlo Maria Martini, e lì accanto brani da "Un Diario dell'anima" di Raimon Panikkar (1918-2010) edito da Jaca Book. Di Martini è nota la grandezza: ne ricordo una parola personale che mi ha dato coraggio, pace e speranza. E Raimon? Prete, teologo, filosofo interculturale, non infallibile ma anticipatore di tante cose, geniale e coraggioso. Anni fa, tanti, ad Assisi avemmo un lungo colloquio pubblico che poi "Rocca" riprodusse. Ha sofferto molto, Panikkar, proprio per certe sue idee "in uscita" anticipata su molti temi, incompreso "dentro", accusato dagli adoratori delle formule astratte che pietrificano fede e Chiesa, e falsamente strumentalizzato "fuori" da chi vorrebbe cancellare fede e Chiesa cattolica dal panorama della cosiddetta modernità.
Ricordo per esempio su "Micromega" (2/2001, pp. 265-290) "Una fede senza dogmi", titolo attribuito ad un suo saggio di 26 pagine, ma comprese al contrario! Eppure lui in quel testo non solo non nega dogmi, ma ne riconosce valore e necessità (ivi: p. 274) ribadisce umanità e divinità di Cristo con i termini classici (277), scrive che il cristianesimo «si identifica con le sue credenze» (278), che «l'uomo ha bisogno di formulazioni dottrinali» (282), afferma che occorre evitare «eresia e apostasia» (279), e che nessuna "dottrina" esaurisce la verità cristiana, che lui chiama «il Cristico».
Leggi tutt'altro che negazione di fede e Chiesa. È Vangelo: «Non chi dice Signore! Signore!», «alla sera della vita saremo giudicati sull'amore» (Giovanni della Croce), e «Avevo fame e mi avete dato da mangiare». È "nucleo" di tutto! E in esso Martini e Panikkar sono insieme: chi non lo capisce, dentro o fuori che si dica, non ha capito molto.
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