martedì 2 aprile 2019
L'estate scorsa, a Cervia, in una notte stellata, Massimo Moratti confessò a una folla “interizzata” il dispiacere di avere liquidato Baggio dopo che nel finale di stagione del campionato '99-2000, a Verona, in una partita di spareggio per accedere alla Champions League 2000-01 con il Parma, Robi era stato il grande protagonista, realizzando due reti nel 3 a 1 che aveva qualificato l'Inter. E basta. Fine di un'altra storia dolorosa. Non mi piace tirare in ballo Baggio - uomo e calciatore di grandi qualità, liberato d'ogni incubo dal maestro Carletto Mazzone a Brescia - in una vicenda stucchevole, anche penosa, costruita immagino involontariamente dall'Inter senza che i suoi dirigenti - quelli di lungo corso in particolare - cogliessero la somiglianza fra il “caso Lippi-Baggio”, finito a pesci in faccia e minacce di querele, e il “caso Spalletti- Icardi”. Mi stupisce che ancora non sia intervenuto in difesa del tecnico nerazzurro Renzo Ulivieri, colui che caparbiamente - finche' la città non lo piegò - cercò di impedire a Baggio di giocare nel Bologna, invocando la filosofia dello spogliatoio e il primato del tecnico sui giocatori; mentre non mi ha stupito l'intervento pro Spalletti di Sacchi, un altro “mezzo amico” di Robi. Ha detto, il Saggio di Fusignano, di condividere la scelta perché «se resti in infermeria per quaranta giorni non puoi essere in forma come gli altri. Per rispetto al giocatore e al resto dello spogliatoio occorre puntare su chi fisicamente è preparato». L'avvocato Sacchi avrebbe fatto bene a consultare il cliente che nello sproloquio domenicale ha fatto sapere che Icardi avrebbe potuto giocare anche un tempo ma aveva scelto di escluderlo «per riguardo agli altri». Gli altri che con Maurito giocavano meglio, e spesso vincevano, e senza un centravanti/bomber son finiti, come domenica, sconfitti sul campo e contestati da un pubblico esasperato. Già, come la mettiamo con “gli altri” cui Spalletti riserva particolare rispetto mentre denigra Maurito? Risulta, senza smentite, che Icardi e la “pericolosa” consorte abbiano partecipato a una festicciola fra amici organizzata da Roberto Gagliardini in onore della sua compagna Nicole Ciocca: foto e filmati documentano la presenza di Lautaro con Agustina, Maurito con Wanda, Politano, Ranocchia, Keita, D'Ambrosio, Candreva, Padelli e altri. Pace fatta con lo spogliatoio, dunque. Assenti - ovviamente - i croati Perisic e Brozovic che mi risulta abbiano dato vita all'operazione “degradare il capitano” con l'ormai rivelato intento di “balcanizzare l'Inter”, iniziativa fallita perché è saltato l'acquisto di Modric, il leader della tentata rivoluzione croata. Ho ricostruito questa vicenda che mi ha amaramente rivelato uno Spalletti che non conoscevo, con il quale ho avuto colloqui piacevoli e istruttivi, senza mai pensare che il caso Totti, a Roma, fosse nato dalla sua singolare intransigenza, sempre rivolta ai giocatori di personalità e qualità tecnica, evidentemente per dominare la scena senza concorrenti. Mi son dovuto ricredere. Peccato. Questo non è calcio. È una fiction di cattivo gusto. È un melodramma intitolato “Inter, la Traviata”. Il seguito - se Maurito non scenderà in campo a Genova - su “Chi l'ha visto?”. Scomparso dopo l'armistizio tradito. Da Spalletti. (Se non lo sapete, questo era il titolo di una rubrica della Domenica del Corriere del dopoguerra, quando si cercavano uomini perduti. Non pedatori appiedati). E ieri la fiction si è arricchita anche di un gustoso “pesce d'aprile”: «Icardi in campo con la fascia da capitano». Siamo messi bene...
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