martedì 15 maggio 2018
Il mondo dei media - mi ci metto anch'io - pare aver perduto alcuni elementi essenziali quando tratta di calcio. In queste ore si festeggia il settimo scudetto consecutivo della Juventus (Settebellezze o Ammazzasette) e si parla di un solo sconfitto, il Napoli. Per la cronaca è vero, solo gli azzurri di Mazzarri e Sarri hanno lottato duramente e ad armi pari con i bianconeri negli ultimi sei anni, ma per la storia Non ci si ricorda che solo pochi giorni fa si è giocata una partita definita “Derby d'Italia” e il campo non era il San Paolo ma San Siro. Insomma: dov'è l'Inter mentre la Nemica storica fa sette giri di campo, occupa mezza Gazzetta, tracima dai televisori, invade il web e anche le istituzioni traballanti. L'Inter è disarmata, vittima del Sassuolo che fino all'altro giorno non era sicuro di stare in A e adesso s'è messa in testa di andare a Roma a contendere alla Lazio il posto Champions, solo perché il fedelissimo Zenga - rischiando di suo - è riuscito nella stessa impresa. Tutto è possibile, per la Pazza Inter, ma anche definirla cosí è sbagliato: la follia dell'Inter ha sempre avuto qualcosa di eroico, cadute paurose e impennate d'orgoglio, rivoluzioni epocali e piccoli colpi di stato, campioni e operai specializzati spesso fusi in un contesto storico ch'è bello anche da leggere, cinquant'anni dopo. Questa Inter, più che pazza è depressa, afflitta insieme da narcisismo e frustrazione, è ardita e tremebonda, soprattutto perseguitata da una inattesa forma di agorafobia: più gente le sta vicino, più tifosi s'accalcano a San Siro per incoraggiarla, più diventa paurosa e penosamente dedita a errori tecnici: passaggi sbagliati, intesa inesistente, duelli perduti, a volte sembra che i nerazzurri difettino nei fondamentali; altre che non abbiano alcun rispetto della maglia che indossano e del popolo che li ama. Viene dal marketing l'idea di pubblicare una pagina per far sapere orgogliosamente al mondo che l'Inter continua a riempire San Siro e fa il record di spettatori. Ecco, io quei dati enfatizzati dal reparto amministrativo li avrei sottoposti alla squadra, a tutti quei giovanotti capitanati da Maurito Icardi; gli avrei detto che quei numeri non sono solo una forte dichiarazione d'amore ma anche una spesa che il tifoso si accolla nella speranza di vivere prestazioni degne della Beneamata; avrei preteso da loro, milionari, un minimo di dignità. O la restituzione del maltolto - dirà qualcuno. Non è prevista. Oggi il tifoso interista si augura soltanto che l'antica follía spunti all'improvviso domenica, all'Olimpico, contro la Lazio, e aiuti la Beneamata a vincere, cancellando dolorosi ricordi di maggio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI