martedì 27 giugno 2017
«Domenicale» del “Sole24Ore” (25/6, p. 28), titolo: «Benvenuti nel Limbo». Salvatore Settis sorride e “racconta” l'aldilà, sulla scorta di Dante Alighieri e soffermandosi con buonumore su quella che chiama «Storia del Limbo» in un libro di Chiara Franceschini edito da Feltrinelli, che per lui tocca una sorta di «terrain vague», vuoto da riempire con le fantasie di secoli per colpa della «debolezza sistematica del discorso dottrinale» sul destino ultimo sia dei morti innocenti non battezzati che dei «giusti» vissuti in tutti i tempi. E così, dopo un richiamo un po' azzardato ai «nudi» del celebre Tondo Doni di Michelangelo, Settis scrive che negli ultimi documenti ecclesiastici non c'è più posto per il Limbo e che «chiuse per sempre le (sue) porte era davvero il tempo di tracciarne la storia», come appunto fa l'Autrice. Leggi e pur con simpatia devi annotare che, in tema, la salvezza di «innocenti» e «giusti» di tutti i tempi è professata con la formula «descendit ad inferos» da quasi duemila anni nel Credo che annuncia l'applicazione della salvezza in Cristo a tutta l'umanità, anche precedente il tempo dell'Incarnazione. Nessuna necessità dunque di riaffermare un Limbo, e piena approvazione per chi analizza la storia per capire sempre meglio come anche nella comprensione della storia del «discorso dottrinale» della Chiesa ci sia un cammino reale. Lo affermò con forza mansueta anche papa Giovanni aprendo il Concilio con il suo Gaudet Mater Ecclesia. Ma con doverosa annotazione: anche nel recente Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) spunta qualche “debolezza” non della “dottrina di fede”, ma del modo di intenderla perché proprio in tema leggi di una «discesa nelle regioni (sic! ndr) inferiori» (n. 631) «preliminarmente alla Resurrezione» (n. 632) con qualche “fantasia” che vede spazio e tempo anche dove non si dovrebbe...
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