sabato 18 luglio 2009
«Perché? Perché? Te" lo dico io perché"!». Il grido comico di "Alto Gradimento" non c'è più in radio, ma ieri ci ho pensato leggendo su "Repubblica" («Perché l'uomo ha bisogno di credere negli angeli», pp. 1 e 50/51) Vito Mancuso che, paziente, spiega ai lettori «rudi» (in senso agostiniano) che se al mondo oggi ci sono 431.556 libri sugli angeli non è solo «inno all'irrazionale» o vecchio «dogma» tutto cattolico, ma si deve alla «non riducibilità del reale alla dimensione visibile» in tutta la cultura umana, e quindi alla «possibilità» per «esperienze, cose o persone di essere messaggere da un mondo più ampio rispetto al visibile». E giù conferme molteplici e dotte, ovviamente oltre Bibbia e Corano che mettono in scena proprio gli angeli, dal grande Florenskij a Saint Exupery che «fa parlare una volpe»: segno e regno della «libertà» umana, irriducibile a sola materia. E poi l'Apocalisse, «il terzo occhio» di Spinoza, la «conoscenza intuitiva» di San Tommaso, «i trascendentali» dei filosofi idealisti, il «daimònion di Socrate», «il vento leggero di Elia» e «lo Spirito» di Hegel, fino alla voce «angelica» di Joan Baez che canta «We shall overcome». Ora il «rude» lettore ne sa di più, oltre «il dogma cattolico». Sì, gli «angeli» sono cosa seria, e fa piacere che lo scriva anche Mancuso. Ma che vuol dire «dogma»? È sicuro che è solo «vecchio» e «irrazionale»? Ha qualcosa di diverso e nuovo rispetto a tutti i pensieri suddetti? O la pretesa di sostituirlo con due pagine di "Repubbli-ca" pare eccessiva, e può persino sembrare più «comica» del vecchio «grido» di "Alto Gradimento"? Forse"
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