mercoledì 20 agosto 2008
Talora i titoli fanno ridere, talaltra fanno pensare e discutere. "Berlusconi come il Papa" ("Il Tempo", 14/8, p. 7): messa così fa ridere, poi leggi e capisci meglio, ma un po' ridi sempre" Questo titolo invece fa pensare: "La Chiesa eviti di omologarsi" ("Corsera", 17/8, p. 33). L'articolo, serio, è di Alberto Melloni, ma preso a sé quel titolo evoca molti cattolici che si sentono sempre uno o due passi avanti a tutti, e per i quali la Chiesa «si omologherebbe» quando dice o sceglie cose che a loro non piacciono. Al tempo, allora: se il termine dell'omologazione rifiutata è «il mondo» nel senso paolino o giovanneo del Nuovo Testamento, allora il consiglio è da sottoscrivere a due mani, e anche più; se invece " come pare un po' anche nel caso " l'omologazione rifiutata è pensata sempre verso una sola parte politico-culturale, quasi a prescindere dai contenuti, allora non ci siamo proprio" Nel caso, Melloni interveniva nella discussione suscitata, sempre sul "Corsera" (13/8, p. 1: "La modernità della Chiesa") da Giuseppe De Rita. Esperto come pochi nella lettura dei grandi eventi, il sociologo osservava che forse da noi «la Chiesa, e a ruota il mondo cattolico» sono ben più avanti di tutti su molti temi cruciali, citandone tre: l'animazione delle comunità locali, l'attenzione ai giovani e l'intreccio della fede con le dinamiche sociali. «La modernità della Chiesa»? Chissà che fremiti per certi "guru" del pensiero bipolare per i quali i cattolici o stanno con loro, silenziosi e allineati, o a piacere sono o «cattocomunisti» o «oscurantisti clericali e reazionari». Tra "titoli" e contenuti un bel tema, da approfondire.
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