mercoledì 20 febbraio 2008
Ieri sul "Corsera" (p. 55) l'elzeviro su un libro di 900 pagine ("Harvard University"!) rivela la vera «differenza tra Bonifacio VIII e Benedetto XVI»: il primo pretendeva potere spirituale e temporale insieme, per lui l'America non c'era e il sole girava attorno a noi, ma soprattutto tutto il suo mondo «dava per scontato Dio» in tutto, «dagli eventi naturali ai ritmi della vita, dalla concezione del potere ai rapporti sociali»" Oggi invece «siamo usciti da quel mondo», «Dio non è più il riferimento obbligato" il cattolicesimo ha neutralizzato la frontiera tra ragione e mistero" la Riforma ha spazzato via reliquie e indulgenze e il cristiano Erasmo» ha fustigato le idolatrie magico-sacrali. Dunque «il mondo ha vinto»? Sì, ma «l'età secolare non ha sfrattato Dio», non è «senza Dio. Al contrario si aprono grandi spazi per fede e spiritualità, per miracoli, santi e santoni», e «siamo ben lungi dall'esserci accomodati in una confortevole non credenza». Ma oggi " qui pare il vero punto " «Papa Ratzinger non può ignorare che è possibile non credere», e «la fede fa i conti non la non fede». Che dire? In 900 pagine l'acqua calda, scritta decenni fa, allora fresca in libri " e parlo solo di teologia cristiana " di Karl Barth, Dietrich Bonhoeffer, Karl Rahner, Edward Schillebeeckx e" Joseph Ratzinger. Insomma non grandi novità per il cielo. Alla "terra" invece pensa "Il Messaggero" (p. 7) rivelando che interrogati sulle elezioni «gli elettori cattolici» parlano «prima di tutto di salari e tasse». Forse qualcuno pensava ancora che cantassero subito "Noi vogliam Dio"? Sveglia, intelligenza "laica"!
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