sabato 29 maggio 2010
Un pizzico di ironia che svegli qualcuno dal «sonno dogmatico» " espressione di Kant " rovesciato rispetto a certe mode. Angiolo Bandinelli, devoto pannelliano in prestito al "Foglio", è sicuro (27/5, p. 2) che «se oggi nella Chiesa si è aperto un dibattito" è un successo del metodo laico" La bufera che si è rovesciata sul Vaticano» mostra «la superiorità» del laicismo. Lui alla radice di tutto non trova né «scandali», né «scontri di potere» tra diverse parti ecclesiastiche, e neppure le inchieste dei giornali, ma «il relativismo laico» che discute su tutto. A Malpelo pare di vederlo l'Angiolo, che non batte le ali " non è un angelo " ma si batte le mani da solo: che successo noi laici, della verità filia temporis! Che dire? Con tutto il rispetto per il «relativismo», forse l'abitudine a discutere apertamente di tutto, è più antica della moderna laicità cominciata dai "Lumi". Ad occhio e croce è già viva nei Vangeli, con Gesù in mezzo, e per rimanere tra noi solo "umani" già negli Atti degli Apostoli: fraternità vera e parresìa come capacità di dire tutto, poi tanto esaltata anche dai Padri della Chiesa, ben prima di Kant e del 1789. E allora? Un pizzico di relativismo anche nell'orgoglio laico. Bello discutere di tutto, ma talora i confronti sorprendono. Stesso giorno, Gustavo Zagrebelsky su "Repubblica" (p. 41: "Se questo è un uomo") ed Emanuele Severino sul "Corsera" (p. 37: "Ai confini dell'anima"): tanta nebbia e pochi lumi davvero! Accanto a Severino c'è don Luigi Maria Verzè, stesso tema ("Quell'unica entità, con il corpo, che ci rende simili a Dio"). Puoi concordare o meno, ma è davvero chiaro!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI