sabato 25 aprile 2020
25 aprile 1945: festa di libertà! Lezione per oggi e per sempre. Quel giorno la scelta fu tra chi avrebbe continuato l'oppressione dittatoriale nazifascista e chi apriva un nuovo cammino difficile, ma libero e da difendere per tutti. Spiace leggere ancora ieri – prestate a certa politica profondamente ostile anche alla realtà della Chiesa e della conversione a Vangelo e Concilio insieme – firme intellettuali che vedono l'«odio» in quella scelta di primavera 1945... Tre anni dopo, il 18 aprile, un'altra scelta necessaria divise anche chi aveva festeggiato insieme quel 25 aprile. Allora i due fronti di fatto divisero un destino di libertà democratica, mantenuta poi fino ad oggi, e quello che allora era – per dimensioni violente in mezza Europa – attorno all'Urss un nuovo mostro di diritti soppressi. Chi oggi può negarlo? C'è altro, e bello, per la festa attuale. Ieri (“La Stampa”, p.26) leggo che «101 Comuni» in Piemonte celebrano oggi la ricorrenza di quel 25 aprile richiamando lo scritto di un ragazzo deportato a Terezín, nel lager nazista per bambini: «Me ne sto seduto nella polvere del cantiere / E' un giorno come ieri, un giorno come tanti / Ogni cosa fiorisce e senza fine sorride / Vorrei volare, ma come, ma dove? / Se tutto è in fiore, oggi mi dico / perché io non dovrei? E per questo resisto!». È anche sua la Resistenza, ed è tenerezza! Chissà se avrà resistito abbastanza? Giorno di festa, allora, e in prima (“Il Tempo” e altri quotidiani) leggo la simpatia di Maurizio Costanzo per certe scene festose di libertà che oggi dalle finestre animano di gioia le tristi scene delle strade deserte in tempi di Covid-19, anche per questo 25 aprile. E ricordo che proprio Costanzo, era il 1980, aprì a me neogiornalista le pagine del suo giornale. Quanta... carta, da allora! Fu, e resta, una scelta di libertà!
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