mercoledì 23 luglio 2014
“Corsera” (21/7, pp. 1 e 3): «Buddha, Confucio, Cristo: la religione all'epoca Tang». Pietro Citati racconta solenne che in Cina «nel settimo secolo», ai tempi della dinastia Tang fu conosciuto un «vero Cristianesimo» nel quale si parlava «senza difficoltà del Cristo e del Messia», tuttavia mai chiamato «cristiano», bensì «religione della luce». Eppure pur «con qualche sfumatura» era la stessa religione allora praticata «a Bisanzio e in Occidente». Ed ecco il seguito: «questo cristianesimo», detto della luce, «è l'unico che la Cina abbia mai conosciuto. Nove secoli più tardi, la religione annunciata dal gesuita Matteo Ricci non è Cristianesimo, perché abolisce l'Incarnazione e la passione di Cristo, ma è piuttosto una morale stoico confuciana». Con rispetto: ecco il dubbio: Matteo Ricci abolisce l'Incarnazione? Ma allora perché anche di recente è stato celebrato con solenni convegni a Pechino e in Vaticano come «apripista per la dottrina cristiana» che portò in Cina la geometria euclidea e altre scienze, e come «missionario» battezzò tra tanti anche Xu Guangqi, alto funzionario cinese? E se «abolì» l'Incarnazione, come mai è davvero «in corso la sua causa di beatificazione»? Un dubbio…
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