giovedì 29 ottobre 2009
Ogni tanto torna in pagina il tema dei contributi pubblici all'editoria. Ieri per esempio sul "Corsera" (p. 14) Pierluigi Battista difende la causa di "Radio radicale", che svolge anche un ruolo riconducibile all'idea di servizio pubblico. Sul tema dei contributi insiste ieri anche "Il Fatto" (p. 5) " "Siamo tutti Editori" e "Soldi a palate per giornali finti" " ricordando che spesso i soldi vanno a «testate fantasma». Malpelo su questo ha un sassolino nella scarpa. Eccolo: sul sito dell'Uaar, "Atei razionalisti" " vuol dire che ce ne sono anche di irrazionalisti, e sono tanti (5/10, ore 9.32) " leggo l'indignata protesta contro «la stampa cattolica» che riceverebbe «due terzi dei contributi per editoria». Con seguito: «Tale stampa cattolica è rappresentata da mensili tipo "La Santa Crociata" che nel 92% dei casi finiscono nel cassonetto della raccolta differenziata della carta ancora sigillati nel cellophane». Basta? No, perché alle 9.42 c'è un supplemento con notizia: «Non c'è nessun mensile "La Santa Crociata"»! Insomma: una truffa dei preti, e l'Uaar ovviamente esulta. Che dire? Che "La Santa Crociata" è un mensile che non solo esiste e si pubblica regolarmente, ha decine di migliaia di abbonati in Italia e 5.000 all'estero, soprattutto tra famiglie dei nostri emigrati, ha sede in via B. Telesio a Roma, un comitato di redazione di 8 persone e un direttore, Mario Carrera, ma soprattutto non riceve «neppure un euro»! Unico «privilegio», il piccolo sconto di spese postali che la legge prevede per tutte le riviste culturali e sociali. Dunque "Uaar" irragionevole: «nel cassonetto»?
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