giovedì 12 gennaio 2017
Soddisfazioni piccole, ma belle. «Il lavoro come speranza e dignità». Ieri (“La Verità”, p. 6). Omaggio a Ivan Illich, «un precursore». Riccardo Ruggeri elogia il versatilissimo sociologo, filosofo e psicologo, intellettuale cristiano, prete discusso anche nel rapporto con fede e Chiesa, che con grande anticipo intuì temi su salute, ecologia, tecnica e minacce alla vita sociale, col dramma del sottosviluppo non solo materiale in tempi in cui certe realtà di Chiesa non parvero capaci di cogliere tutti i «segni dei tempi»: conosciuto a Roma in anni lontani. Seconda soddisfazione, stavolta doppia da “L'Osservatore Romano”. La prima (p. 5): «Dalla società liquida alle vite di scarto». Bella memoria del sociologo Zygmunt Bauman, che per tanti aspetti può vedersi prosecutore di alcune prospettive aperte da Illich. E arriva graditissima la seconda: «Un vescovo mancino» (p. 7). Emanuela Ghini racconta la lunga avventura ancora in corso di monsignor Luigi Bettazzi, ultimo tra i vescovi italiani presenti al Vaticano II. Bello l'omaggio a una vita in anticipo su molti temi, fatta anche di “uscita”, ricerca dei lontani, coraggio di “camminare” in avanti con tutti, rifiuto di esclusioni a priori... Anche qui qualcosa mi tocca. Estate 1976, tempi difficili per tanti aspetti, la sua “Lettera aperta” a Enrico Berlinguer fece molto rumore e gli procurò tante accuse in casa ecclesiastica, anche su “L'Osservatore”, che raddoppiarono quando il segretario dell'allora Pci in crescita gli rispose, nell'autunno 1977. Una tempesta di critiche: Lui tacque e chiese a lungo silenzio anche agli amici e a quanti ne condividevano aperture e itinerari pastorali. A me la richiesta arrivò anche tramite Michele Pellegrino, cardinale e arcivescovo di Torino. Forse non la rispettai del tutto. Aveva ragione lui...
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