giovedì 15 novembre 2018
Estremismi grandiosi basati sul nulla, e anche opposti... Sul "Foglio" (10/11, p. 2) la consueta "Preghiera" di Camillo Langone rimprovera chi ha osato paragonare Gesù ad un «migrante povero». Secca nota: «Gesù era ricco o almeno benestante»! E perché? Perché «i Magi lo avevano riempito d'oro», e perché Giuseppe era «un imprenditore»! E già! Forse a Nazareth c'era una cassaforte con i gioielli. Ancora: «Quando l'hanno catturato indossava una tunica preziosa...»! Beh! Il primo a paragonarsi ad un migrante è stato Gesù stesso: «Lo avete accolto... Lo avete fatto a me!» (Mt. 25). E poi falegname in un villaggio di 2.000 anni orsono – lo penso anche come figlio di falegname ebanista di qualche decennio orsono – non doveva essere mestiere di gran lucro... Di più: risulta che quel Figlio di falegname ha detto che non aveva «una pietra dove posare il capo» (Lc. 9, 58), e anche questo dice qualcosa non proprio di lusso, a parte poi l'evocazione della veste «senza cuciture» di cui è stato spogliato. La povertà meritoria è quella libera, non quella imposta dai consumi e dagli egoismi di una piccola parte di umanità: ieri e oggi... Un estremismo forse meno grandioso, ma stupido se in buona fede male informata – peccato per un giornalismo serio! – anche quello che ieri trovo sul "Fatto" (p. 12): «L'Ici del Vaticano Per anni i governi italiani (e pure Bruxelles) hanno coperto i privilegi». Prima obiezione, elementare: la Chiesa in Italia non è il Vaticano, e continuare a mescolare le cose fa solo confusione. Seconda e principale: la Chiesa italiana ha sempre affermato che le tasse, tutte, le deve pagare chi svolge attività commerciale, e lo ha ripetuto in questi giorni. Ma il compito di cercare e trovare gli evasori, come in tutti gli altri casi, spetta o no allo Stato? O si pretende che ci pensino le Guardie Svizzere? Così: tanto per saperlo...
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