La sua eredità attuale nei gesti della liturgia
domenica 3 aprile 2022
Celebrare la fede è il gesto nel quale si riconosce l'intera comunità cristiana, ma è anche il momento dal quale la vita della Chiesa si alimenta. Ecco perché dare forma al rito significa in qualche modo dare un volto concreto alla Chiesa e alla comunità dei credenti davanti al mondo. E san Sisto I, sesto successore di Pietro per circa un decennio tra il 117 e il 128, è ricordato proprio perché a lui è attribuita l'introduzione di alcune importanti norme nella liturgia giunte fino a noi attraverso i secoli. A lui, ad esempio, risalirebbe l'aggiunta nel rito della Messa del «Sanctus», l'inno del «tre volte santo» subito dopo il Prefazio. Originario di Roma, Sisto visse al tempo degli imperatori Traiano e Adriano, in un periodo di relativa tolleranza per i cristiani e venne eletto da tutto il clero. Sempre a lui la tradizione fa risalire la decisione di permettere solo ai ministri di culto di toccare i vasi sacri (calice e patena, il piattino di metallo nobile usato per la deposizione dell'Ostia consacrata) durante la celebrazione dell'Eucaristia. Alla morte venne sepolto in Vaticano vicino a san Pietro.
Altri santi. San Riccardo di Chichester, vescovo (1197-1253); san Luigi Scrosoppi, sacerdote (1804-1884).
Letture. V Domenica di Quaresima. Romano. Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11.
Ambrosiano. Dt 6,4a;26,5-11; Sal 104 (105); Rm 1,18-23a; Gv 11,1-53.
Bizantino. Eb 9,11-14; Mc 10,32-45.
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