mercoledì 14 giugno 2017
Tornare in Valnerina a più di sette mesi dal secondo terremoto, quello del 30 ottobre, è stato per certi versi confortante. La strada che da Spoleto porta a Cascia o a Norcia è piuttosto lunga, ma quasi non t'accorgi di quella ferita che ha sconquassato i paesi. A Norcia posteggi l'auto fuori dalle mura e poi ti avvii lungo la strada che taglia in due il paese, con al fondo la statua bianca di San Benedetto. E qui le ferite sono evidenti, anche se i negozi, uno su due, restano tenacemente aperti e al bar la gente chiacchiera seduta. Nella piazza del Santo non ci sono quasi vie d'uscita: è zona rossa, e la facciata della chiesa è imbragata: dietro ci sono ancora le macerie. Il ristorante Vespasia della famiglia Bianconi ha riaperto: è proprio dietro la chiesa, dentro lo storico palazzo Seneca. Ed è come me lo ricordavo: elegante, avvolgente, meta di un turismo che può continuare il suo percorso. «Ma bisogna ripensare alla proposta turistica», dice Roberto Canali che ha visto nascere spontaneamente We are Norcia, un consorzio di piccoli imprenditori che si sono messi insieme subito. Lui ad esempio si occupa della mulattiera, un'impresa che accompagna i turisti con i muli sui sentieri di montagna.
A Vallo di Nera, uno dei borghi più belli d'Italia, ci ritroviamo col sindaco, la Coldiretti, gli amministratori regionali, gli imprenditori e una delegazione venuta dal Trentino, con i formaggi e la polenta fatta con la farina di Storo. Si parla di quei mesi di paura, e l'occasione è la sagra Fior di Cacio, che si svolge anche quest'anno, per la quindicesima edizione. A sorpresa scopro un'altra faccia della medaglia, che è quella della rinascita non lamentosa, dove istituzioni e imprese hanno trovato il modo di collaborare, trapassando le strade impervie, ma necessarie, dei decreti, delle autorizzazioni. Tutte le stalle sono state ripristinate e la cooperativa Grifolatte, nonostante tutto, non ha mancato un giorno a ritirare il latte. Mentre sollecito con le domande gli ospiti della tavola rotonda, scopro che la crisi ha portato qualche novità. Per esempio la considerazione che ognuno possa servire all'altro. E ci si mette insieme, per andare lontano. Forse non sarebbero mai nate le associazioni fra imprese, così come la spedizione dei prodotti alimentari oltre i confini regionali. La richiesta è stata importante, tanto che il prodotto, sotto le feste, è venuto a mancare. Ma nessuno ha cercato vie brevi o ha aumentato i prezzi. Perché insieme è diverso: si pongono le basi per il futuro, giacché la rinascita parte sempre dal senso di comunità. Qui la Regione si è fatta presente. E ogni tanto, quando le cose funzionano, bisogna dirlo. Perché altrove, ovunque, possa essere così.
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