mercoledì 22 aprile 2009
Nella collana Diritti & rovesci, diretta da Renata Pisu, l'editore Sperling & Kupfer ha pubblicato Il buio oltre la porta (pp. 260, euro 17), di Nicoletta Sipos, un libro tremendo su un problema
tremendo, quello delle violenze domestiche.
Alice è sposata con Fabio, brillante docente universitario, conferenziere di notorietà internazionale. Hanno tre figli: Silvia, di sedici anni, il quindicenne Valerio e la piccola Fabiana. Il tenore di vita altoborghese, l'irreprensibile facciata di felicità familiare, coprono una tragedia: Fabio, lo stimatissimo professore, picchia selvaggiamente la moglie per ogni piccolo errore e per ogni tentativo di affrancamento: una cena cotta male, la decisione di trovare un lavoro esterno, diventano pretesti per un massacro.
È la giovane dottoressa Paola, che assiste Alice ricoverata in ospedale perché investita da un motociclista ubriaco, a scoprire lividi e cicatrici sospette, e a lanciare un salvagente liberatorio. Perché, fino a quel momento, Alice non ha mai parlato a nessuno del suo dramma, né ai famigliari né alle amiche, perché il decoro deve essere salvato, e la carriera di Fabio ne resterebbe compromessa. E poi bisogna proteggere i figli. Il viluppo psicologico è particolarmente intricato perché, nonostante tutto, Alice ama Fabio, e anche Fabio " il cui sdoppiamento di personalità è certamente patologico " in qualche modo la ama, pronto a scusarsi dopo ogni pestaggio, a farsi perdonare con tenerezze e regali.
Un primo aiuto ad Alice viene dalla insegnante di yoga, che a bruciapelo le chiede: «Si può sapere perché hai voluto farti travolgere da quella moto? E spiega: «A volte ci tiriamo addosso una malattia. A volte ci capitano degli incidenti. Quando ci troviamo in una situazione troppo complicata per le nostre forze, il nostro corpo e la nostra anima ci esortano a chiedere aiuto. Sono segnali che noi, troppo spesso, ignoriamo. O non arriviamo a interpretare».
Alice ha un livello troppo basso di autostima, si colpevolizza ingiustamente, non si ribella perché si sovraccarica di doveri e di responsabilità. Ma finalmente, quando si accorge che anche Valerio sta assimilando il maschilismo di suo padre, trova la forza di reagire. Per ora sarà un
periodo di lontananza, di distacco, senza escludere un'eventuale riconciliazione. Anche alcune delle sue squinternate amiche hanno perdonato mariti fedifraghi, e i suoi stessi suoceri, così rispettabili, hanno magagne nascoste... La soluzione resta comunque aperta, e certo è difficilissimo che un criminale come Fabio possa davvero correggersi. Lo afferma anche il sociologo Mauro Pecchenino nell'appendice al romanzo: «La donna che si difende al primo episodio può "forse" mettere le cose in carreggiata, mentre l'acquiescenza è sicuramente negativa».
Un libro tremendo, abbiamo detto, che spezza il cuore solo a raccontarlo. Ma utilissimo e ben scritto, su un problema reale, molto più diffuso di quanto si pensi (almeno di quanto io immaginassi prima della lettura). Certo le cause profonde sono altrove: l'assenza di Dio in quella famiglia " la stessa Alice è «una cattolica convenzionale di fede tiepida» " fa sì che i valori che pur si intendono trasmettere ai figli " Alice lo fa con amore, Fabio con le sberle anche alla figlia maggiore, mentre a Valerio concede tutto " restino privi di fondamento. E se si pensa che la situazione descritta nel coraggioso romanzo-inchiesta di Nicoletta Sipos è emblematica di una società che, nel suo complesso, ha smarrito il senso della trascendenza, c'è poco da stare allegri. Ma, intanto, prendere coscienza del problema, accorgersi della necessità di reagire anche difendendo e assistendo le vittime della violenza domestica, è un primo passo nella giusta direzione.
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