La lezione dell'albero sulla strada: accetta canicola e tempeste
giovedì 6 dicembre 2018

Sul tratto sud del litorale toscano, dove scorre da secoli l'Aurelia, ho notato fin da piccolo un grande pino marittimo. È da sempre un riferimento per i miei viaggi verso Roma. Negli anni mi sono chiesto quanto avrebbe potuto resistere a sole cocente e acquazzoni violenti. Ogni volta che passo accanto gli strizzo l'occhio, come salutassi un vecchio amico. Qualche giorno fa ci sono passato, in viaggio per Roma, in mezzo a telefonate di lavoro, pensieri e preoccupazioni. «Appena si sarà risolta questa emergenza mi occuperò di...», «assato questo momento, potrò pensare a...». Chilometri e rinvii. Mi stava sfuggendo un particolare: la vita è oggi. Impossibile aspettare il momento ottimale per fare, pensare o progettare: ci sarà sempre qualcosa che va storto. Si corre il rischio di confondere l'importante e l'urgente. «Passerà questa situazione di emergenza, così potrò affrontare questa cosa importante con la giusta attenzione». Bello. Peccato che spesso le situazioni di emergenza siano cicliche.
Il pino ha capito come fare: non aspetta che passi la tempesta, la vive fino alle radici, bagnandosi corteccia e aghi. Ci entra dentro e balla la Macarena, come fosse un momento di vita normale. Poi tutto finisce, si asciuga e gode il sole. Fino alla prossima tempesta. È quello che mi piacerebbe fare. D'altra parte, quante cose importanti delle nostre vite sono imperfette? Prendete l'amicizia: discussioni, momenti di tempesta, di sole o di calma piatta. Con la consapevolezza che il sentimento vero non scema. Ci può incontrare dopo anni, guardandoci come ci fossimo lasciati il giorno prima. La vita e il sentimento non necessitano del momento perfetto, non pretendono la perfezione da chi li vive. Diceva Seneca: «Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima, o almeno a un punto che tu solo comprenderai non essere la cima».

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