giovedì 31 ottobre 2019
Echi, e anche stonature. Finito il Sinodo per l'Amazzonia filtrano in pagina non solo le opinioni, ma anche gli umori. Per esempio (“Il Foglio”, 29/10, p.1) trovi l'allarme per il fatto che «è già lunga la lista dei vescovi che chiedono di allargare la novità al mondo intero, come previsto», e constati il malumore di chi a priori ostenta anche qualche disprezzo ostile, giacché subito sotto leggi che oggi «Roma pullula (sic!) di preti». Questo in tempi in cui a pullulare davvero sono i rifiuti, qualche volta i cinghiali e spesso anche i topi. Insomma, qualcuno per parlare male della Chiesa di oggi esalta quella di ieri, nella quale liberamente non ha mai voluto posto... Si parla per conto terzi. Per fortuna sempre in pagina, stesso giorno, trovi anche qualcosa che fa luce a sufficienza per chi vuole aprire gli occhi, e così (“Gazzetta del Mezzogiorno”, sempre 29/10/2019, p. 1 e int.) leggi Domenico Delle Foglie: «La nuova frontiera con donne e coniugati». L'esordio guarda al futuro: «Quando anche in Occidente un solo credente proverà la nostalgia dell'Eucaristia e non potrà accostarsi al sacramento per mancanza di sacerdoti, forse allora si capirà meglio la decisione assunta dal Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia». Da sempre risuona l'invocazione cristiana: “Senza la Domenica non possiamo vivere!” La domenica “è” l'Eucaristia: nulla di più nulla di meno. Racconto un fatto. Conosco un prete sposato che dopo la sua scelta ha sempre partecipato all'Eucaristia unendosi spiritualmente alla celebrazione, ma una sola volta ha celebrato di nuovo: in un paesino della Sabina alla domenica una comunità di famiglie attendeva il prete per celebrare l'Eucarestia, ma all'ultimo momento questi fece sapere che non poteva arrivare per un incidente. Allora i presenti chiesero a quel prete di celebrare, e lui in coscienza lo fece.
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