Negli anni bui del crollo dell'Impero romano guidò la Chiesa nella luce del Vangelo
martedì 10 marzo 2020
Crollano le certezze, cedono i muri e i confini, la cultura, il costume, le istituzioni mutano, gli imperi si sfaldano; questa è la storia degli uomini. Ma al cuore del tempo dell’umanità c’è un tesoro immutabile, una risorsa di speranza per ogni epoca, una medicina per ogni nostra ferita: è il messaggio di Cristo Risorto. E fu proprio al cuore dell’Annuncio cristiano che ancorò il suo apostolato san Simplicio, che fu Papa dal 468 al 483, proprio quando in Occidente venivano spazzate via le ultime vestigia dell’Impero romano. Era l’anno 476, infatti, quando Odoacre depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Simplicio era nato a Tivoli e durante il suo Pontificato si preoccupò di lasciare in eredità un solido patrimonio di fede, anche affrontando con decisione la diffusione delle eresie come il monofisismo, sostenuta dall’imperatore d’Oriente Zenone. Si adoperò, inoltre, per restaurare alcune chiese di Roma. Altri santi. Santi Caio e Alessandro, martiri (II–III sec.); san Macario di Gerusalemme, vescovo (III–IV sec.). Letture. Is 1,10.16–20; Sal 49; Mt 23,1–12. Ambrosiano. Gen 13,1b–11; Sal 118 (119),33–40; Pr 5,15–23; Mt 5,31–37.
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