domenica 11 luglio 2010
Post silenzio. Libertà di stampa senza limiti? Sì, purché quelli di ragionevolezza e rispetto dei fatti, se li dia da sola. È vera libertà per esempio ("Unità", 8/7, p. 40 e 41) pubblicare un'intervista "marchetta" al concerto di una cantautrice previsto quella sera, e darle come titolone questo squittìo "gentile", «Il Papa? Un insulto alla nostra intelligenza»? Nessuno scrupolo professionale! Non è un rimprovero " ciascuno il proprio giornale lo fa con i cervelli e le intelligenze a disposizione " ma un pensiero spontaneo tra colleghi. Passiamo al vero dopo silenzio. Ieri sul "Riformista" (p. 15: «Due Papi alle prese con una Chiesa molto da riformare») Benedetto Ippolito afferma che Innocenzo III (1198 - 1216) con la sua condotta di governo della Chiesa, tra i problemi del suo tempo, è «un modello illuminante» per la risposta che Benedetto XVI è chiamato a dare «come riscossa alla crisi odierna». È libertà, ovviamente, ma duemila anni di vita della Chiesa sono pieni di crisi non solo "simili", ma anche molto più gravi e apparentemente cruciali rispetto ad oggi. Lo rilevava acutamente il grande storico Alain Besançon ("Foglio", 21/5, p. 2) riferendosi, come esempio tra tanti, al tempo dello "schiaffo di Anagni" a Bonifacio VIII, «epoca in realtà spaventosa per la Chiesa». Un po' di senso della storia non stonerebbe mai, in pagina, salva sempre la "libertà" che ieri permetteva su "Italia Oggi" (p. 6) questo tocco leggero: «Avvertite tutti i preti che papa Ratzinger darà presto un ulteriore giro di vite sulla pedofilìa». Proprio «tutti i preti»? Libertà di insulto: questo sì, davvero «alla nostra intelligenza»!
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