venerdì 5 settembre 2008
Sette parole: sette come le virtù, e anche come i vizi capitali, per esprimere in tandem l'incapacità di capire " quindi la stupidità " e la malevolenza capace di trasformare anche l'oro, re Mida alla rovescia, in materiale maleodorante. Ecco: ieri su "Repubblica" (p. 4) per l'articolo di Alberto Flores D'Arcais dagli Stati Uniti, sulla Convention repubblicana " «La Star è "Barracuda" Sarah, trionfo per la vice di McCain» " c'è tra virgolette questo eloquente sottotitolo: «No all'aborto, ma costruiremo più oleodotti». Leggi e ti stropicci gli occhi. Così stupida Sarah Palin, possibile e per molti probabile futura vicepresidente degli Stati Uniti, di mettere insieme così insensatamente queste sette parole? Oppure esse sono solo un falso montaggio di due espressioni diverse e del tutto indipendenti, messe insieme dall'inavvertenza dilettantesca o dalla protervia falsificatrice di altri, alla fonte o in redazione? Sia chiaro: Malpelo, cui piace Obama, anche se probabilmente resterà un sogno di tanti, è per la seconda che ha scritto: lavoraccio di redazione! Brutto vizio però quello di cercare di affogare nel ridicolo con l'accostamento agli oleodotti, messo lì appositamente, la prima parte sull'aborto, che non piace all'ideologia di chi dovrebbe dare una notizia, e invece manda in giro una provocazione malevola: l'ottavo capitale! È vero che lì sotto, nel pezzo serio di Mario Calabresi, McCain dice ai giornalisti «scrivete quel che volete», ma questo non è giornalismo. Che poi sia molto praticato è solo un segno che della libertà, su certe pagine, spesso si fa cattivo uso.
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